Stan Laurel il grande Stanlio del cinema

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Stan Laurel  nasce ad (Ulverston16 giugno 1890 – Santa Monica23 febbraio 1965),  meglio conosciuto per il ruolo di Stanlio del duo comico Stanlio e Ollio (Laurel & Hardy), formato insieme ad Oliver Hardy «è considerato uno dei più grandi attori comici di tutti i tempi; agilissimo nella sua fisicità e geniale nell’invenzione comica.

Stan Laurel insieme a Charlie Chaplin

Stan Laurel, meglio conosciuto per il ruolo di Stanlio del duo comico Stanlio e Ollio (Laurel & Hardy), formato insieme ad Oliver Hardy «è considerato uno dei più grandi attori comici di tutti i tempi; agilissimo nella sua fisicità e geniale nell’invenzione comica, ha innovato profondamente il modo di recitare la comicità per le sue capacità di rendere ricco di particolari intriganti un individuo “apparentemente stupido”.» I suoi giochi di parole molto spesso erano frasi semplici, ma venivano espresse con variopinte e bizzarre combinazioni.

Stan, il cui nome vero è Arthur Stanley Jefferson, nasce nella profonda provincia inglese, figlio di una coppia di attori girovaghi molto attiva sui palcoscenici di tutta l’Inghilterra. Il futuro comico trascorre gran parte dell’infanzia in campagna, affidato alle cure della nonna mentre i genitori sono in tournèe. Quando la coppia si trasferisce a Glasgow, in Scozia, il ragazzino li raggiunge in città e ben presto sente anche lui il richiamo del palcoscenico.

A soli 16 anni Stan esordisce al Panopticon Theatre di Glasgow e, verso il 1910, entra nella famosa compagnia Karno, dove diventa amico di un altro giovane comico, Charlie Chaplin.

La compagnia Karno, per sfuggire alla crisi dovuta alla Prima Guerra Mondiale, compie diverse tournèe negli USA e Stan decide di trovare lavoro a Hollywood, in quel momento in pieno boom. Tra il 1916 e il 1920 gira diverse comiche, molto brevi come si usava a quei tempi e in una di queste, “The Lucky Dog”, fa coppia per la prima volta con l’americano Oliver Hardy.

Negli anni Venti, visto il crescente successo, il giovane Stan cambia nome e, in coppia con Mae Dahlberg, viene messo sotto contratto dalla Universal, per la quale gira il suo primo film “Nuts in May”.

La sua carriera prosegue, prima sotto Hal Roach e poi insieme al celebre Larry Semon (noto in Italia col soprannome di Ridolini).

Tra il 1922 e il 1924, Stan Laurel diventa la star di diverse comiche a “due rulli”, nelle quali si fabbrica un personaggio un po’ spaccone, sfacciato e decisamente distruttivo. A partire da questo momento Laurel diventa un comico molto noto negli USA e dal 1925 riesce a diventare anche regista delle sue stesse gag, una posizione che garantiva ai comici di allora maggiore libertà creativa.

Nel 1927 avviene l’incontro con Oliver Hardy, insieme al quale gira “Duck Soup”, nel ruolo di un maggiordomo pasticcione che distrugge la casa del suo padrone. Gli esperti della Roach si accorgono subito della chimica intensa fra i due, che amplifica a dismisura gli effetti comici, e li convincono a recitare insieme in decine di corti fra il 1927 e il 1929.

Mentre i due approfondiscono la loro amicizia, il pubblico di tutto il mondo impazzisce per questa strana coppia grasso-magro, in cui non è mai chiaro chi dei due sia la vittima dell’altro. Le caratteristiche della comicità di Laurel e Hardy sono state in seguito studiate e imitate in tutto il mondo. In particolare l’idea di due personaggi quasi infantili, fondamentalmente buoni, ma imbranati e distruttivi per la società e l’ambiente circostante, ha costituito la fonte d’ispirazione per numerosi comici fino agli anni più recenti.

Con l’arrivo del sonoro, nel 1930, la popolarità dei due, invece di vacillare, aumenta: le comiche sonore danno la possibilità di aggiungere alla gag fisiche battute e dialoghi surreali, oltre che canzoncine assurde che i due erano in grado di intonare con incredibile impassibilità.

I loro registi di fiducia sono James Parrott e Leo McCarey, mentre le colonne sonore delle loro comiche sono affidate all’estro di Marvin Hatley che inventa per loro la marcetta “Cuckoo Song”, una specie di firma della coppia.

Nel 1939, dopo anni di incontrastati successi, i due lasciano Roach e passano alla 20th Century Fox. Alla Fox i film del duo comico diventano però più standardizzati e meno divertenti, in più gli anni della guerra e del dopoguerra conducono a un mutamento del cinema e soprattutto della sensibilità del pubblico: la popolarità del duo comincia a calare. Laurel ha diversi problemi di salute, soffre di diabete e di malattie cardiache aggravate dal largo consumo di alcol e sigarette.

Con la loro carriera in declino, i due accettano di partecipare a una coproduzione franco-italiana, “Atollo K” (1951) che però si rivela un terribile fiasco. Laurel e Hardy ottengono più soddisfazione dai vari tour teatrali che compiono fra il ’52 e il ’53 in Europa, dove sono ancora adorati dal pubblico, ma lo sforzo è eccessivo.

Stan Laurel si ammala e deve tornare negli USA. Nel 1954 Oliver Hardy ha un grave attacco di cuore, il primo di una serie che lo inchioderanno al letto e gli impediranno di tornare sulle scene fino alla sua morte, avvenuta nell’agosto del 1957.

Stan Laurel, distrutto dal dolore, si rifiuta di partecipare al funerale dell’amico. Si ritira dalle scene e, nonostante un premio Oscar alla carriera, concessogli nel 1961, non torna più a recitare. Vive modestamente a Los Angeles in una casa che rimane sempre aperta a colleghi e ammiratori, che fanno a gara a rendere omaggio a uno dei padri fondatori della comicità contemporanea. Fra gli altri, diventano suoi amici e discepoli Dick Van Dyke e Jerry Lewis.

Nel film “Ragazzo tuttofare” (1961) Lewis battezza il suo personaggio “Stanley”, proprio in onore di quello che considera il suo maestro di comicità. Stan Laurel si spegne per problemi cardiaci a 74 anni, il 23 febbraio 1965. Si lascia alle spalle quattro matrimoni a pezzi, una figlia e milioni di fan in lacrime. Al suo funerale l’anziano Buster Keaton dichiara: “Non ero io il più comico e neppure Chaplin, il più comico è sempre stato lui…”. Qualche tempo prima di morire, Stan ha fatto in tempo a stilare personalmente il suo epitaffio, che recita: “Il primo che vedo piangere al mio funerale non gli rivolgo mai più la parola”.




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