Trinità è Amore che salva il mondo

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Trinità – Nella festa della Santissima Trinità, il Pontefice commenta il Vangelo di Giovanni in cui viene presentato il mistero dell’amore di Dio. La vita cristiana, dice Papa Francesco, è Amore. E’ cercare Dio che ci cerca per primo.

Un unico disegno d’amore perché Egli ama il mondo nonostante i suoi peccati. Si spandono come un balsamo sul cuore le parole di Papa Francesco all’Angelus di oggi che porta con sé le ferite e le speranze di un periodo che ha stravolto destini e sicurezze.

Nella seconda domenica dopo la fine del lock down a causa della pandemia, il Papa ritorna ad affacciarsi su di una Piazza San Pietro popolata e vitale. Citando il Vangelo di Giovanni, in cui Cristo si presenta a Nicodemo come Colui che porta a compimento il piano di salvezza del Padre in favore del mondo, Francesco afferma: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito» (v. 16). Queste parole stanno ad indicare che l’azione delle tre Persone divine – Padre, Figlio e Spirito Santo – è tutto un unico disegno d’amore che salva l’umanità ed il mondo. E’ un disegno di salvezza per noi.

Un amore, quello di Dio, che “ama il mondo, nonostante i suoi peccati” e che ama “ciascuno di noi anche quando sbagliamo e ci allontaniamo da Lui”:
Dio Padre ama talmente il mondo che, per salvarlo, dona ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito, che dà la sua vita per gli uomini, risorge, torna al Padre e insieme a Lui manda lo Spirito Santo. La Trinità è dunque Amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salvare e ricreare. E oggi pensando a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, pensiamo all’amore di Dio! E sarebbe bello che noi ci sentissimo amati: “Dio mi ama!”. Questo è il sentimento di oggi.
Ed è proprio in virtù di questo amore, che nasce l’invito e l’esortazione del Pontefice a “lasciarci affascinare dalla bellezza di Dio”, “umile” e presente nella nostra vita: Cari fratelli e sorelle, la festa di oggi ci invita a lasciarci nuovamente affascinare dalla bellezza di Dio; bellezza, bontà e verità inesauribile. Ma anche umile, vicina, che si è fatta carne per entrare nella nostra vita, nella nostra storia, perché ogni uomo e donna possa incontrarla e avere la vita eterna. E questo è la fede: accogliere Dio-Amore che si dona in Cristo, lasciarsi incontrare da Lui e confidare in Lui.
“Questo è la fede: accogliere Dio-Amore. Accogliere questo Dio-Amore che si dona in Cristo, ci fa muovere nello Spirito Santo.”

Nella viva fiducia che la Vergine Maria, dimora della Trinità, “ci aiuti ad accogliere con cuore aperto l’amore di Dio”, Papa Francesco indica il senso dell’essere cristiani:
Questo è la fede: accogliere Dio-Amore. Accogliere questo Dio-Amore che si dona in Cristo, ci fa muovere nello Spirito Santo; lasciarsi incontrare da Lui e confidare in Lui. Questa è la vita cristiana. Amore, incontrare Dio, cercare Dio e Lui ci cerca per primo. Lui ci incontra per primo.

Per la seconda volta all’Angelus, Papa Francesco si affaccia su Piazza San Pietro dalla finestra del Palazzo Apostolico. Dopo la catechesi si rivolge ai fedeli ricordando che la loro presenza “è segno che in Italia la fase acuta dell’epidemia è superata, anche se – afferma – rimane la necessità di seguire con cura le norme vigenti”. Da qui l’invito alla prudenza – “non cantate vittoria prima” – e a rispettare le prescrizioni. Poi il suo pensiero va a quei Paesi dove invece la lotta al coronavirus è molto dura:
Ma purtroppo in altri Paesi – io penso in alcuni – specialmente dell’America Latina, il virus sta facendo ancora tante vittime. Venerdì scorso, in un Paese, è morto uno al minuto! Terribile. Desidero esprimere la mia vicinanza a quelle popolazioni, ai malati e ai loro familiari, e a tutti coloro che se ne prendono cura.

Se il virus in molti Paesi europei rallenta, in America Latina invece il numero delle vittime cresce in modo rapido, secondo diverse stime, nell’ultima settimana, il numero medio di nuove infezioni da Covid-19 è stato di oltre 100mila al giorno. Dati che attestano che la crisi è tutt’altro che conclusa. I contagi nel mondo sono 6,9 milioni, 400mila le vittime con gli Stati Uniti che stanno pagando lo scotto piu alto con oltre 109mila morti. Dopo il Regno Unito con più di 40mila morti, c’è il Brasile che solo ieri ha visto crescere il suo bilancio di 904 unità portando il bilancio dei morti a 35.930. In America Latina c’è preoccupazione anche per il Perù, alle prese con una grave carenza di ossigeno.

Papa Francesco ricorda anche che il mese di giugno è dedicato al Cuore di Cristo, “una devozione – afferma – che accomuna i grandi maestri spirituali e la gente semplice del popolo di Dio”. Alla piazza che lo ascolta fa ripetere due volte “una piccola preghiera” imparata da Nonna Rosa, una frase: “Gesù fa il tuo cuore simile al mio”
In effetti, il Cuore umano e divino di Gesù è la fonte dove sempre possiamo attingere la misericordia, il perdono, la tenerezza di Dio. Possiamo farlo soffermandoci su un passo del Vangelo, sentendo che al centro di ogni gesto, di ogni parola di Gesù, al centro, c’è l’amore, l’amore del Padre che ha inviato il Suo Figlio, l’amore dello Spirito Santo che è dentro di noi. E possiamo farlo adorando l’Eucaristia, dove questo amore è presente nel Sacramento. Allora anche il nostro cuore, a poco a poco, diventerà più paziente, più generoso, più misericordioso a imitazione del cuore di Gesù.

“Il Cuore di Cristo accoglie tutti noi nella rivoluzione della tenerezza”: aveva detto Papa Francesco nell’intenzione di preghiera per il mese di giugno. Una devozione che nasce da lontano, legata alle visioni della mistica francese Santa Margherita Maria Alacoque avvenute tra il 1673 e il 1675. “Il Cuore di Gesù – scriveva la santa – è una sorgente inesauribile di beni che vuole diffondere” come la misericordia, la carità e l’amore. E’ nella comunità di San Giovanni Eudes che viene celebrata per la prima volta la festa del Sacro Cuore di Gesù, dopo il sì del vescovo di Rennes, nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1765 Clemente XIII accorda alla Polonia e all’Arciconfraternita Romana del Sacro Cuore la solennità ed è proprio in questo secolo che si sviluppa un acceso dibattito a cui Pio IX mette fine nel 1856 estendendo la solennità del Sacro Cuore di Gesù alla Chiesa universale, inserendola nel calendario liturgico. Si tratta di una festa mobile fissata al venerdì, ottavo giorno dopo il Corpus Domini, seguito dal sabato dedicato al Cuore Immacolato di Maria.




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