Coronavirus – Mentre ancora la situazione inerente il covid-19 appare tutta da decifrare in Italia si pnsa già alla fase 2. Perchè tanta fretta? I cittadini sono insofferenti e vanno offerte loro delle speranze di una rapida ripresa.
Tra le ipotesi maggiormente considerate vi è quella delle uscite per fasce d’età, con un monitoraggio continuo degli spostamenti attraverso una nuova app. Ma dal 2 Maggio 2020 tutto questo sarà realtà?
Le previsioni per il 4 maggio si stanno indirizzando verso orari di lavoro differenziati e uscite per “fasce d’età”.
Le ultime indiscrezioni riguardo la fase 2
Dal prossimo 4 maggio si dovrebbe assistere ad un allentamento delle misure restrittive che sono state imposte del governo. Una prima ipotesi che si sta vagliando in questo momento è quella che prevede le uscite per “fasce d’età”. Con questa ipotesi gli ultimi che potranno tornare ad uscire normalmente saranno le persone “over 70”.
Nel frattempo tutta la popolazione italiana sarà mappata con test sierologici e sarà disponibile un’applicazione nella quale saranno inseriti i dati dei cittadini, avendo così a disposizione un monitoraggio continuo dei loro spostamenti.
Oltre a queste misure si studia anche un orario differenziato per il lavoro. Con le misure che saranno scelte tra queste ipotesi oppure con tutte, l’Italia potrebbe uscire dal “lockdown” causato dal Covid 19 a partire dalla data del 4 maggio, provando in questa maniera a fare un passo in avanti verso la “normalità”.
I negozi, le aziende ed i liberi professionisti potranno quindi tornare in attività, anche se con delle limitazioni, tenendo come punto fermo su cui basarsi l’età delle persone. Una conferma in questo senso è arrivata anche dalle parole che Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, ha detto nel corso di una intervista concessa al quotidiano milanese Il Corriere della Sera. La Zampa ha parlato di un programma ben definito per difendere le persone over 70 dal contagio, ma nello stesso tempo proteggerli dallo stress psicologico che può essere causato dal periodo di isolamento e dall’afa che caratterizzerà i mesi più caldi. Per loro sarà quindi creato un piano d’interventi mirato.
La fase 2 è sicuramente la più delicata
Quando si darà inizio alla fase 2, sarà necessario mantenere la massima attenzione, in quanto l’indice di contagiosità “R0” dovrà necessariamente essere vicino a 0, ma nello stesso tempo, continuerà ad esistere il rischio di contagio, che potrebbe provocare la creazione di nuovi focolai dell’epidemia da Covid 19.
Un rischio che è sicuramente collegato alle situazioni lavorative, oltre che a quelle familiari e, per questo, chi non può lavorare con lo smart working e avrà la necessità di recarsi al lavoro, avrà orari scaglionati in modo da evitare affollamenti sia in entrata che in uscita. Una misura che vale sia per le fabbriche che per gli uffici, oltre ad essere utile per avere minore affollamento sui mezzi di trasporto pubblici, che sono uno dei punti di maggiore rischio di contagio.
La fase 2 vedrà quindi la convivenza con il virus e nel caso degli anziani over 70, la sottosegretaria Zampa ha rimarcato che sarà necessario anche un aiuto sostanziale da parte dei servizi sociali.
Meritano un chiarimento i test sierologici sopra citati.
Si tratta di rapide analisi del sangue che verificano se un individuo sia stato colpito o meno dal Coronavirus e se sia già guarito.
Qual è l’obiettivo di un test sierologico
Un test sierologico, così come viene dichiarato dal professore torinese Sergio Rosati, viene effettuato allo scopo di verificare gli anticorpi prodotti da ogni persona dopo un’infezione o una vaccinazione. Nel caso specifico, serve a monitorare ciò che si collega alle proteine che generano il Covid-19. Buona parte di questi anticorpi viene definita neutralizzante perché protegge il corpo dal virus e gli impedisce di proliferarsi. Una persona può così rendersi conto di aver superato la fase in cui è stata affetta dal virus e avere maggiore tranquillità.
Le differenze tra i test sierologici e i tamponi
I test sierologici presentano diverse differenze rispetto ai tamponi. Infatti, i primi possono servirti ad accertare l’effettivo superamento della malattia collegata al Coronavirus; i tamponi invece servono a rivelare se si è positivi o negativi al Coronavirus. A poco a poco, il tuo sistema immunitario inizia a potenziare le proprie difese tramite una sequenza di anticorpi IgM. Puoi trovare questi ultimi solo mediante un test sierologico, con un picco durante la seconda settimana prima della loro effettiva sparizione.
La capacità dei test sierologici di accertare la guarigione dal Covid-19
Un test sierologico è in grado di accertare la tua guarigione dal Coronavirus? Non è facile rispondere ad un quesito del genere. ll dottor Rosati sta portando avanti una serie di studi per trovare una risposta sicura. Ad ogni modo, un test così accurato deve essere capace di verificare la quantità di anticorpi sensibili, distinguendo i soggetti con esito negativo da quelli già guariti. Al tempo stesso, si sta facendo strada il termine immunizzato, che viene associato a coloro che non possono più ammalarsi né contagiare gli altri.
Ciò che conta è riuscire a trovare un sistema univoco per controllare l’affidabilità dei kit disponibili. Sono necessari studi scientifici maggiormente approfonditi per vedere se i test sierologici siano attendibili al massimo o meno. In attesa di ulteriori verifiche, sarebbe meglio continuare a sottoporsi a test in laboratorio e ridurre al minimo possibili contagi.