Papa Francesco: “Le tre dimensioni della vita cristiana: elezione, promessa, alleanza”

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Papa – Durante la celebrazione della Messa a Santa Marta, Papa Francesco rivolge il suo pensiero a quanti stanno pagando le conseguenze della pandemia di coronavirus, in particolare quelli che non hanno una casa. Nell’omelia ricorda che la vita del cristiano è essere coscienti di essere stati scelti da Dio, gioiosi di andare verso una promessa e fedeli nel compiere l’alleanza

L’Antifona d’ingresso del giovedì della V settimana di Quaresima, che il Papa legge all’inizio della Messa a Santa Marta è un invito a tenere fissi gli occhi su Gesù, speranza che non delude: “Cristo è mediatore della nuova alleanza perché, mediante la sua morte, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che è stata loro promessa” (Eb 9,15).

Il pontefice, nell’introdurre la celebrazione, prega in particolare per i senzatetto: “Questi giorni di dolore e di tristezza evidenziano tanti problemi nascosti. Sul giornale, oggi, c’è una foto che colpisce il cuore: tanti senzatetto di una città sdraiati in un parcheggio, in osservazione … ci sono tanti senzatetto oggi. Chiediamo a Santa Teresa di Calcutta che risvegli in noi il senso della vicinanza a tante persone che nella società, nella vita normale, vivono nascoste ma, come i senzatetto, nel momento della crisi, si evidenziano così.

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza. Lo abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale (cf. Sal. 105,8). Il Signore non dimentica, non dimentica mai. Sì, dimentica soltanto in un caso, quando perdona i peccati.

Dopo aver perdonato perde la memoria, non ricorda i peccati. Negli altri casi Dio non dimentica. La sua fedeltà è memoria. La sua fedeltà con il suo popolo. La sua fedeltà con Abramo è memoria delle promesse che aveva fatto.

Dio elesse Abramo per fare una strada. Abramo è un eletto, era un eletto. Dio lo ha eletto. Poi in quella elezione gli ha promesso un’eredità e oggi, nel passo del libro della Genesi, c’è un passo in più. “Quanto a me, la mia alleanza è con te” (Gen. 17,4).

L’alleanza. Un’alleanza che gli fa vedere lontano la sua fecondità: “diventerai padre di una moltitudine di nazioni” (Gen. 17,4). L’elezione, la promessa e l’alleanza, sono le tre dimensioni della vita di fede, le tre dimensioni della vita cristiana.

Ognuno di noi è un eletto, nessuno sceglie di essere cristiano fra tutte le possibilità che il “mercato” religioso gli offre, è un eletto. Noi siamo cristiani perché siamo stati eletti. In questa elezione c’è una promessa, c’è una promessa di speranza, il segnale è la fecondità: Abramo sarai padre di una moltitudine di nazioni e … sarai fecondo nella fede (cf. Gen. 17,5-6). La tua fede fiorirà in opere, in opere buone, in opere di fecondità anche, una fede feconda.

Ma tu devi – il terzo passo – osservare l’alleanza con me (cf. 17,9). E l’alleanza è fedeltà, essere fedele. Siamo stati eletti, il Signore ci ha dato una promessa, adesso ci chiede un’alleanza. Un’alleanza di fedeltà. Gesù dice che Abramo esultò di gioia pensando, vedendo il suo giorno, il giorno della grande fecondità, quel figlio suo – Gesù era figlio di Abramo (cf. Gv. 8,56) – che è venuto a rifare la creazione, che è più difficile che farla, dice la liturgia – è venuto a fare la redenzione dei nostri peccati, a liberarci. Il cristiano è cristiano non perché possa far vedere la fede del battesimo: la fede del battesimo è una carta.

Tu sei cristiano se dici di sì all’elezione che Dio ha fatto di te, se tu vai dietro le promesse che il Signore ti ha fatto e se tu vivi un’alleanza con il Signore: questa è la vita cristiana. I peccati del cammino sono sempre contro queste tre dimensioni: non accettare l’elezione e noi “eleggere” tanti idoli, tante cose che non sono di Dio.

Non accettare la speranza nella promessa, andare, guardare da lontano le promesse, anche tante volte, come dice la Lettera agli Ebrei (cf. Eb. 6,12; Eb. 8,6), salutandole da lontano e fare che le promesse siano oggi con i piccoli idoli che noi facciamo, e dimenticare l’alleanza, vivere senza alleanza, come se noi fossimo senza alleanza.

La fecondità è la gioia, quella gioia di Abramo che previde il giorno di Gesù ed era pieno di gioia. Questa è la rivelazione che oggi la parola di Dio ci dà sulla nostra esistenza cristiana. Che sia come quella del nostro Padre: cosciente di essere eletto, gioioso di andare verso una promessa e fedele nel compiere l’alleanza.

Quindi il pontefice conclude con la preghiera per fare la comunione spirituale: Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te”

Ma che cosa si intende con il termine biblico di “alleanza”?

Nel comune sentire della gente il termine alleanza evoca generalmente un accordo di natura politica, militare o socio-economica.

Siamo stati abituati nello studio della storia ad usare il termine per indicare un “patto di guerra” fra soggetti o nazioni che si alleano contro un nemico comune.

Tuttavia si tratta di un’applicazione limitata del concetto biblico di alleanza (in ebraico: berît, in greco: diatheke) che invece è portatore di un senso più ampio. Analizzando l’uso della categoria nei testi della Scrittura, A. Bonora ha sottolineato due concetti-base che aiutano ad allargare le prospettive bibliche dell’alleanza e ci permettono di cogliere la linearità e la chiarezza della berît intesa come nucleo di un più vasto “racconto fondamentale”: a) il termine “alleanza” indica un superamento di uno stato di ostilità e di divisione mediante un atto di pacificazione e di riconciliazione; b) l’alleanza allude sempre, seppure in modi diversi, ad una relazione di amicizia, di comunione e di fratellanza tra singoli o gruppi sociali. Dunque l’esperienza dell’alleanza-berît esprime bene le attese dell’uomo di ogni tempo, soprattutto del mondo giovanile, perché interpella la sfera delle relazioni interpersonali, il bisogno di riconciliazione, di fraternità, di pacificazione e di comunione con altri uomini o gruppi sociali.

L’alleanza è comune esperienza sociale degli uomini, i quali, anche nei racconti biblici, vengono presentati mediante patti e legami, che implicano diritti e doveri reciproci. Ricordiamo nella Bibbia le alleanze di pace (Gn 14,12.21ss.; 21,22ss.; 21,44ss.; 1Re 5,26; 15,19), il patto fraterno (Am 1,9), i patti di amicizia (1Sam 23,18) e lo stesso matrimonio (Mal 2,14) come forme di relazioni bilaterali. Vi sono anche casi di alleanze disuguali (o unilaterali), secondo cui un potente promette protezione al debole e questi si impegna a servirlo (Gs 9,11-15; 1Sam 11,1; 2Sam 3,12ss.). Mentre le alleanze tra gli uomini e i popoli sono esperienze comunemente comprese ed accettate, l’aspetto più difficile da cogliere per la cultura contemporanea è dato dal fatto che nella Bibbia l’idea di alleanza sia applicata alla relazione di amicizia e di salvezza tra Dio e l’umanità. Tale relazione viene narrata nei testi ispirati come un “incontro decisivo” che si evolve lungo un percorso “a tappe”, che culmina nel dono della vita e della salvezza da parte di Dio, prima riservato ad Israele e dopo, con la venuta di Gesù, aperto a tutti gli uomini.

La categoria biblica dell’alleanza è stata ampiamente riscoperta e riattualizzata in questi ultimi decenni, anche alla luce della recente ricerca esegetica, che ha impegnato molti studiosi nell’approfondimento delle diverse tipologie letterarie e nel confronto con le nuove acquisizioni della letteratura comparata antica. Tuttavia per il nostro percorso è rilevante sottolineare come la tradizione biblica, nelle sue diverse formulazioni, ha costruito una “storia di liberazione” centrata sul grande racconto dell’alleanza tra Jahwe e il suo popolo, nella quale il “fare alleanza” diventa il “filo narrativo” degli avvenimenti che caratterizzano il senso profondo della relazione tra Dio e il suo popolo. Poiché il racconto non appartiene solo al passato, bensì riveste un ruolo di riattualizzazione, la narrazione dell’alleanza nel progressivo schiudersi degli avvenimenti biblici, rivela come questa categoria abbia costituito l’alveo entro il quale l’ebreo ha interpretato il senso della propria esistenza religiosa e il progetto di Dio nella storia.




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