Personaggi – Gilles Villeneuve l’aviator della Formula1

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Gilles Villeneuve – Fermi quasi tutti gli atleti a causa del Coronavirus quale periodo migliore per rivisitate le storie dei grandi campioni, di quei personaggi che sono stati dei leder nel loro “lavoro”.

Lo scettro degli atleti veri leader della loro professione spetta al re della Formula1, Gilles Villeneuve comparso prematuramente  l’8 maggio del 1982, aveva 32 anni ed avrebbe compiuto i 70 anni lo scorso18 gennaio 2020.  Come guidava l’auto lui era qualcosa di emozionante, i suoi sorpassi sono storici come il suo  soprannome, lo chiamavano, o «l’aviatore» per quegli incidenti in cui la sua Ferrari era come decollata dopo un urto. E proprio con un tragico volo concluse la sua carriera e la sua vita in un tragico pomeriggio in Belgio.

Il  1982, sembra essere quello della rimonta, l’anno magico. La macchina è competitiva, e Gilles si piazza bene a Long Beach – poi squalificato per doppio alettone posteriore -. Arriva il Gran Premio di Imola. Le Ferrari dominano la corsa, alla quale non partecipano le vetture inglesi. Tra i sorpassi, Gilles e Didier arrivano alla fine, quando il canadese legge il cartello “Slow”. Ma Didier non si ferma, lo sorpassa e vince la gara. Questo evento incrina definitivamente i rapporti tra i due.

Arriva l’8 maggio del 1982, prove del Gran Premio del Belgio a Zolder. Pochi minuti prima delle due del pomeriggio, Gilles esce dai box per il giro lanciato. Poco prima, Pironi ha stabilito un tempo migliore del suo di 0.1 secondi. Durante l’uscita, la sua vettura urta contro le ruote posteriori della March guidata da Mass, a velocità ridotta. Secondo le ricostruzioni, entrambi i piloti avrebbero male interpretato la direzione che l’altro stava per prendere e si sarebbero urtati. La Ferrari si impenna e si capotta per circa 200 metri. Il corpo di Gilles è sbalzato fuori dall’abitacolo senza il casco e sbatte contro uno dei paletti della rete di protezione. Tra i primi soccorsi, arriva proprio March, insieme agli altri piloti che stanno completando le prove. Immediatamente, tutti capiscono la gravità dell’incidente, tanto che René Arnoux torna ai box in lacrime. Dall’ospedale della vicina Lovanio arriva il responso: fratture alle vertebre cervicali, lesioni irreversibili. Muore quella sera senza alle 21.12 più riprendere conoscenza. “Non penso alla morte, ma accetto il fatto che sia parte del gioco” era solito dire

«Se mi vogliono sono così, di certo non posso cambiare: perché io, di sentire dei cavalli che mi spingono la schiena, ne ho bisogno come dell’aria che respiro». Una filosofia di vita che non comprendeva l’arrivare secondo. Appena sei vittorie in gara, in F1, ma gare e duelli indimenticabili. «Non ho nessuna intenzione di vincere il campionato del mondo piazzandomi terzo o quarto tutte le volte. Pretendo di essere sempre il migliore, in tutto. È nel mio carattere. Non m’interessa una posizione da comprimario».

Si racconta che sfidò il compagno Jody Scheckter in autostrada da Montecarlo a Maranello. Fermato dalla polizia disse «Sono un pilota Ferrari, sono pagato per andare forte e voi volete multarmi?». Figurarsi se si tirava indietro in pista dove trovava il limite e lo superava. Proprio Scheckter disse: «Se Villenueve potesse tornare indietro a vivere di nuovo la sua vita, penso che farebbe esattamente le stesse cose». La sua opera l’ha completata il figlio, Jacques, lui sì diventato campione del mondo di quella Formula Uno che, guarda caso, compie gli stessi settant’ anni che avrebbe avuto Gilles.

Sul web si ritrovano le immagini di quel duello folle di Digione con René Arnoux, le ruotate e le risate del dopo corsa. Un prima e un dopo, come fu per pochi altri campioni della F.1. Ultimo Ayrton Senna. Gilles è stato un fenomeno molto particolare nel mondo delle corse. Fu una scommessa di Enzo Ferrari. Il canadese aveva debuttato a Silverstone nel 1977 su una McLaren come terzo pilota Marlboro (oltre a lui altri come Tambay, Piquet e Giacomelli esordirono con quella vettura). Dopo il divorzio di Niki Lauda dalla Ferrari, il Commendatore si inventò questa sfida: prese uno semisconosciuto, lo mise su una Ferrari, gli fece fare anche 20 mila km di test e ne forgiò un campione indimenticabile.

Era un pilota di cuore, uno che o la va o la spacca, eccessivo in ogni suo gesto. Dal pilotare l’elicottero con manovre da acrobata al saltare su un motoscafo (ancora oggi sul lago di Como) e creare scompiglio anche con quello.

Con le sue uscite di pista Villeneuve ha creato un nuovo modo di intendere le corse, la lotta, la battaglia senza esclusione di colpi. I colleghi lo odiavano in privato e lodavano in pubblico. Quando lo avevano nel mirino non sapevano mai come sarebbe andata a finire: “Tu pazzo, tu fai rischiare morire gente che non ha colpa, tu calmare” gli disse una volta Lauda, che sotto sotto ammirava il coraggio o l’incoscienza di Gilles Villeneuve.

E quanto questo modo di correre, onesto con se stesso e coi compagni di squadra, è rimasto impresso. “Io gli volevo bene” fu la triste ammissione di Enzo Ferrari alla scomparsa di Gilles. Che dopo Imola 82 aveva avvisato il team che la coesistenza con Pironi sarebbe stata impossibile.

In Belgio si chiuse la sua storia e nacque la sua leggenda. Quella di un pilota capace di non arrendersi mai. Di trovare il limite e superarlo. Di abbattere le leggi della fisica, ma conservare quell’animo naif, semplice,e divertirsi coi traversi sul curvone davanti casa sua. Finendo spesso nel pollaio di una azienda di allevamento posta all’esterno di quella curva. “Non le dico le volte che tornava a casa pieno di piume – disse una volta la mamma Georgette quando andai a trovarla, era il giugno del 1990 – ma lui si divertiva così. Scommetteva con gli amici al bar, tutti assiepati lungo la strada e lui che doveva fare la curva su due ruote per più tempo possibile”.

E mentre lo diceva tirò fuori una torta di mele, andammo nella sala dove c’era un biliardo e la tromba che Gilles straziava cercando di suonarla. Motori e musica, una passione trasmessa ai figli. A Melanie che a New York ha trovato la sua strada e a Jacques, che diventato campione del mondo di F.1, ma completato l’opera del padre. E che con la passione della musica, aspetta ancora di pubblicare il suo primo CD country rock.

Incorreggibile Villeneuve, trasudava una passione che poteva essere compresa anche da chi di F1 non ne capiva nulla o non gliene importava affatto. Amato in tutte le case italiane e del mondo, perché lo sentivamo come uno di noi che si era messo al volante per vivere il suo sogno e cercare di vincere la propria sfida con la vita. Sapeva dominare i cavalli della sua Ferrari, ma spesso il desiderio di toccare con mano l’impossibile lo tradivano gettandolo in una polverosa via fuga o lo facevano volare in aria come una scheggia impazzita. Per tutti Gilles non poteva morire, perché usciva sempre di un pezzo dopo tutti i suoi voli e sembrava invulnerabile, quasi come un eroe omerico.

Spesso si sente dire che nessuno sarà mai come lui e forse questo è vero, perché probabilmente i tempi cambiano così come l’evoluzione tecnologica ha mutato inevitabilmente il volto dello sport automobilistico. Villeneuve, come Nuvolari, resta un’icona inimitabile nel suo genere e per questo al pari del “Mantovano Volante”, il “Piccolo Aviatore” resterà impresso nella memoria collettiva per sempre.

Dicevano di lui: “Non c’è alcun dubbio, Gilles era straordinariamente coraggioso. Era il più gran bastardo contro cui si potesse correre e che io abbia mai conosciuto, ma era assolutamente leale. Un pilota grandissimo” (Keke Rosberg)

“Ci ha lasciato per motivi ancora incomprensibili. Il destino ci ha privato di un grande campione, un campione al quale ho voluto molto bene. Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi: mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio. Ora quando mi guardo indietro, vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro vi è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve” (Enzo Ferrari)

“Rimarrà nella famiglia dei veri grandi piloti della storia delle corse. Gilles Villeneuve non correva per finire la gara. Non correva per i punti. Lui correva per vincere. Era piccolo di statura, ma era un gigante” (J. M. Fangio)

“Gilles è stato l’ultimo grande pilota. Il resto di noi è solo un gruppo di buoni professionisti” (Alain Prost)

“Non potremo dimenticarlo, perché stiamo parlando di una ferita che non si rimarginerà mai del tutto. Nessuno potrà riempire il vuoto lasciato da lui” (Patrick Tambay)

“La maggioranza della gente sostiene che mio padre fosse matto ed io ne sono felicissimo!” (Jaques Villeneuve)

“Gilles Villeneuve è stato un grande pilota, una grande personalità. Credo che la Formula 1 moderna avrebbe ancora bisogno di figure come la sua.” (Bernie Ecclestone)

“Aveva del talento, era un giovane veramente in gamba, disposto a incredibili sacrifici se qualcuno gli avesse dato una macchina valida. Gilles fu senz’altro una delle principali ragioni per cui decisi di trasferirmi alla Ecurie Canada” (Ray Wardell)

“Con Villeneuve non c’era bisogno di contratti. Contrariamente alla maggior parte delle persone, aveva una parola sola. I suoi sentimenti autentici erano sempre evidenti. E’ stata una delle persone più oneste che abbia incontrato in tutta la mia vita” (Gaston Parent)




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