Vaticano – Il Conclave che ha eletto Papa Francesco

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Conclave – Il 13 Marzo 2013 dopo il Conclave viene eletto Papa, al quinto scrutinio, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco. La fumata bianca è alle 19.06, seguita dal rintocco delle campane.

Ricostruiamo quella importante e storica giornata.

Pioveva e faceva freddo a Roma, quella sera del 13 marzo 2013. Quando dal camino della Cappella Sistina uscì la fumata bianca, che annunciò al mondo l’elezione di Jorge Mario Bergoglio il primo papa latinoamericano.

La sua elezione, sin dalla prima apparizione dalla Loggia di San Pietro, ha segnato un cambiamento rivoluzionario. È arrivata alla guida della Chiesa una leadership non più espressione dell’Europa Cristiana – come Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger – ma di quell’America Latina non più terra di missiones gesuitiche ma trazione integrale di un cattolicesimo globale, capace, con le sue forti tensioni per le istanze sociali e di profonda devozione popolare, di contrastare il declino secolarizzante che spopola le chiese d’occidente.

Il documento base della sua pastorale è Evangelii Gaudium del 2013, formalmente una Esortazione post-sinodale (ma ha la forza di enciclica), scritta nei primi mesi del pontificato, in cui sono contenute tutte le idee-forza della sua azione pastorale, dalla pace alle riforme, dai doveri della Chiesa alla trattazione delle questioni sociali («questa economia uccide» scrive sul modello che ha portato alla crisi e ne perpetua gli squilibri), dalla pace allo sguardo verso le periferie del mondo, urbane ed esistenziali. Tutto è racchiuso in quelle 300 pagine, senza le quali non si comprende almeno un po’cosa è questo pontificato e chi è Francesco. L’altro documento fondamentale è l’enciclica “Laudato Si”, del 2015, sul rispetto dell’ambiente, del “creato”.

Ecco le prime parole del pontefice dalla finestra alla presentazione al mondo: “Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui… Vi ringrazio dell’accoglienza, alla comunità diocesana di Roma, al suo Vescovo, grazie. E prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”. Poi papa Francesco ha recitato il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria.

“E adesso incominciamo questo cammino, Vescovo e popolo, questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità a tutte le chiese. Un cammino di fratellanza, di amore e di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro, preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi incominciamo – mi aiuterà il mio cardinale vicario qui presente – sia fruttuoso per la evangelizzazione di questa sempre bella città… Adesso vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore. Prima che il Vescovo benedica il popolo io vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo chiedendo la benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.

“Adesso darò la benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e donne di buona volontà», ha proseguito, impartendo la benedizione in latino e concedendo l’indulgenza plenaria. «Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto, ci vediamo presto. Domani voglio andare a pregare la Madonna perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo”.

 

Ma ricostruiamo come si è giunti all’elezione di papa Francesco.

Durante il concistoro ordinario per la canonizzazione dei martiri di Otranto, l’11 febbraio 2013, papa Benedetto XVI annunciò ai cardinali presenti di voler liberamente rinunciare al ministero petrino, a partire dal successivo 28 febbraio alle ore 20, a causa dell’età avanzata e delle forze non più adeguate all’esercizio del ministero stesso.

Si trattò, al pari con quello del 2005, del conclave più numeroso della storia della Chiesa Cattolica per numero di cardinali elettori (115). Il numero dei non elettori, tuttavia, fu più alto (nel 2013 furono 90, mentre nel 2005 66).

Dopo una breve meditazione tenuta dal cardinale Prosper Grech ebbe luogo la prima votazione, che non era scontato avvenisse in giornata. Il primo scrutinio diede esito negativo, con fumata nera alle 19:41. Il secondo e il terzo scrutinio, la mattina del 13 marzo, diedero esito negativo, con fumata nera alle 11:38. Dopo la pausa per il pranzo si tenne, nel primo pomeriggio, il quarto scrutinio che diede esito negativo.

Alle 19:06 del 13 marzo, dopo il quinto scrutinio, dal comignolo della Sistina si levò la fumata bianca.

Poco più di un’ora dopo, alle 20:12, il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran, con la tradizionale locuzione Habemus Papam, annunciò l’elezione di Jorge Mario Bergoglio, che scelse il nome di Francesco.

Secondo quanto riportato dalla giornalista Maria Antonietta Calabrò l’elezione di Bergoglio sarebbe stata frutto di un accordo fra i cardinali della curia romana (il decano Angelo Sodano, anche se non elettore, Giovanni Battista Re, Tarcisio Bertone) e i cardinali americani per contrastare la candidatura di Scola.

Secondo una ricostruzione del vaticanista Salvatore Izzo, Bergoglio sarebbe stato il cardinale più votato fin dal primo scrutinio. Secondo Marco Tosatti, la candidatura di Bergoglio sarebbe stata proposta dai cardinali Cláudio Hummes, Santos Abril y Castelló, Giovanni Battista Re e da tutti coloro che erano esplicitamente contrari all’elezione di Scola. Inoltre, sarebbe stata attivamente sostenuta, durante il conclave, dai cardinali Óscar Rodríguez Maradiaga, Walter Kasper, Godfried Danneels, Lluís Martínez Sistach, Carlos Amigo Vallejo, José da Cruz Policarpo, Tarcisio Bertone e dai porporati americani.

Secondo il vaticanista Paolo Rodari, invece, al primo scrutinio a condurre sarebbe stato Angelo Scola con circa 35 voti, seguito da Bergoglio con 20 voti e da Marc Ouellet con 15. Anche il vaticanista Andrés Beltramo Álvarez sostiene che, la sera del 12 marzo, il cardinale più votato non sarebbe stato Bergoglio.

Sempre secondo le indiscrezioni di Rodari, Scola sarebbe stato il candidato più votato fino al terzo scrutinio, sostenuto dal continuo appoggio, fra gli altri, dei cardinali Angelo Bagnasco, Carlo Caffarra e Christoph Schönborn. Secondo Sergio Rame, di Libero, Scola avrebbe raggiunto, al termine del terzo scrutinio, una cinquantina di voti.

La candidatura di Scola, tuttavia, sarebbe stata stroncata il 13 marzo fra il terzo e il quarto scrutinio, durante la pausa per il pranzo presso la Domus Sanctae Marthae, dai cardinali della curia romana e da quelli nord-americani: i primi «per antiche invidie e rivalità» contro l’arcivescovo di Milano, mentre i secondi per via della sua vecchia vicinanza a Comunione e Liberazione, condizione che aveva suscitato alcune perplessità fra i porporati statunitensi. Secondo Sergio Rame, invece, Scola avrebbe volontariamente ritirato la propria candidatura per evitare una situazione di stallo, non ritenendo sufficienti i consensi da lui ottenuti sino a quel momento per poter raggiungere il soglio pontificio.

Dopo il ritiro di Scola, sempre secondo Rodari, Bergoglio avrebbe sfiorato l’elezione al quarto scrutinio.

La vaticanista argentina Elisabetta Piqué, nel libro Francesco. Vita e rivoluzione, sostiene che la quinta votazione sarebbe stata annullata: i cardinali addetti alla conta delle schede, prima di procedere allo spoglio, si sarebbero infatti accorti della presenza di 116 voti a fronte di 115 votanti. L’annullamento della votazione è riportato anche dal vaticanista Andrea Tornielli.

All’annullamento della quinta votazione sarebbe immediatamente seguita la sesta con il relativo scrutinio nella quale Bergoglio sarebbe stato eletto, secondo alcuni con quasi 90 voti,secondo altri con 90-100 voti. Fra i cardinali che ricevettero voti, secondo Salvatore Izzo, ci furono anche, oltre all’eletto e a Scola, Angelo Bagnasco, Francesco Coccopalmerio, Sean Patrick O’Malley, Timothy Dolan, Marc Ouellet, Peter Turkson, Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga e Christoph Schönborn.

Secondo Andrea Tornielli, come primo gesto dopo l’elezione Bergoglio si sarebbe diretto verso Scola per abbracciarlo.

In questo resoconto ci sono certamente molte parole, tanta politica e soprattutto non viene citata l’ispirazione divina che dovrebbe forgiare la scelta dei cardinali membri del conclave.

Qualche parola sul conclave e le sue regole: la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, emanata nel 1996 da papa Giovanni Paolo II, prevede, per il conclave, due scrutini la mattina e due al pomeriggio. Per l’elezione del pontefice sono necessari i voti di due terzi dei cardinali partecipanti al conclave, come previsto dal motu proprio De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis, pubblicato nel 2007 da papa Benedetto XVI. Nel conclave del 2013, dunque, per l’elezione erano richieste 77 preferenze su 115 elettori.

Dopo 34 scrutini infruttuosi la costituzione apostolica del 1996 stabiliva che si tenesse un ballottaggio fra i due cardinali più votati nell’ultimo scrutinio, che perdevano il diritto di voto, e prevedeva che per l’elezione fosse sufficiente solo la metà dei voti più uno.

 

Il motu proprio del 2007, invece, estese la regola dei due terzi dei voti anche per l’eventuale ballottaggio. Al termine delle votazioni gli appunti e le schede vengono bruciati. Se la sessione delle due votazioni mattutine ha esito negativo si ha la fumata nera alle ore 12, mentre se ha esito negativo la sessione delle due votazioni pomeridiane si ha fumata nera alle ore 19. L’esito positivo di uno qualsiasi degli scrutini di una sessione è seguito dalla fumata bianca e dal suono delle campane di San Pietro.

Inoltre papa Benedetto XVI, con il motu proprio Normas nonnullas del 22 febbraio 2013, ribadì la norma secondo la quale, prima di iniziare il conclave, si debbano attendere per quindici giorni i cardinali assenti, conferendo però al collegio cardinalizio la nuova facoltà di anticipare la data di inizio del conclave se tutti i cardinali elettori sono presenti, come la facoltà di prorogarla fino ad un massimo di venti giorni per attendere gli eventuali assenti. Trascorsi venti giorni dall’inizio della sede vacante, però, tutti i cardinali elettori presenti sono tenuti ad iniziare le votazioni.

Nella stessa lettera apostolica venne stabilito che le persone non facenti parte del corpo dei cardinali elettori (con riferimento al segretario del collegio cardinalizio, al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, agli otto cerimonieri, ai due religiosi addetti alla sagrestia pontificia e ad un ecclesiastico scelto dal cardinale decano o da chi ne fa le veci), qualora venissero a conoscenza degli atti dell’elezione e li rivelassero ad altri, violando il giuramento di segretezza, andrebbero incontro a scomunica latae sententiae, riservata alla sede apostolica.

La norma precedente, invece, stabiliva una pena a discrezione del pontefice venturo. Si conferma inoltre l’abolizione delle modalità di elezione del pontefice per acclamazione o ispirazione, e per compromesso, prevedendo unicamente l’elezione per scrutinio

 

 




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