Vaticano – La giornata delle Ceneri con Papa Francesco: spegnere la tv ed aprire la Bibbia

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Papa – “Spegnere la televisione e aprire la Bibbia”. Papa Francesco parla del significato della Quaresima, in questo mercoledì delle ceneri, spiegando cosa vuol dire entrare nel deserto, “ il deserto per tutti noi, anche per noi che viviamo in città”. La prima sensazione è quella del silenzio.

“La Quaresima”, spiega papa Francesco, “è un tempo propizio per digiunare, che non è dimagrire, ma fare a meno delle cose inutili”. Per fare carità, per pregare, per liberarci dalla violenza verbale. “Oggi”, denuncia Bergoglio, “si insulta come se si dicesse ‘buona giornata”.

Riflettendo sul Vangelo di Luca e sull’entrata di Gesù – “pieno di Spirito Santo” – nel deserto, dove rimane per quaranta giorni, “tentato dal diavolo”, Papa Francesco spiega il senso del cammino quaresimale, quaranta giorni verso la Pasqua, “cuore dell’anno liturgico e della fede”, e si sofferma sul significato spirituale del deserto che, anche per chi vive “in città”, è luogo di “grande silenzio”.

Il deserto è il luogo del distacco dal frastuono che ci circonda. È assenza di parole per fare spazio a un’altra Parola, la Parola di Dio, che come brezza leggera ci accarezza il cuore. Il deserto è il luogo della Parola, con la maiuscola.

Nella Bibbia, prosegue il Papa, il Signore “ama” parlarci nel deserto: consegna – ricorda – a Mosè i dieci comandamenti e parla al “cuore” del popolo. “Si ascolta la Parola di Dio, che è come un suono leggero”. Francesco cita il Libro dei Re, quando si paragona Parola di Dio a un “filo di silenzio sonoro”. Proprio nel deserto “si ritrova l’intimità con Dio, l’amore del Signore”. Gesù, che amava ritirarsi a pregare in luoghi deserti, ci ha insegnato “come cercare il Padre, che ci parla nel silenzio”. Anche se “non è facile”, l’invito è a cercare il “silenzio nel cuore”. La Quaresima allora è il tempo “propizio” per “fare spazio alla Parola di Dio”.

È il tempo per spegnere la televisione e aprire la Bibbia. È il tempo per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo. Quando ero bambino non c’era la televisione, ma c’era l’abitudine di non ascoltare la radio. La Quaresima è deserto, è il tempo per rinunciare, per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo. E’ il tempo per rinunciare a parole inutili, chiacchiere, dicerie, pettegolezzi, e parlare e dare del “tu” al Signore. È il tempo per dedicarsi a una sana ecologia del cuore, fare pulizia lì.

Viviamo in un ambiente “inquinato da troppa violenza verbale, da tante parole offensive e nocive, che la rete amplifica”.

Oggi si insulta come se si dicesse “Buona Giornata”. Siamo sommersi di parole vuote, di pubblicità, di messaggi subdoli. Ci siamo abituati a sentire di tutto su tutti e rischiamo di scivolare in una mondanità che ci atrofizza il cuore e non c’è bypass per guarire questo, soltanto il silenzio. Fatichiamo a distinguere la voce del Signore che ci parla, la voce della coscienza, la voce del bene. Gesù, chiamandoci nel deserto, ci invita a prestare ascolto a quel che conta, all’importante, all’essenziale.

Come e più del pane – dice il Pontefice riallacciandosi alle parole di Gesù – “ci occorre la Parola di Dio, ci serve parlare con Dio”, quindi “pregare”.

Solo davanti a Dio vengono alla luce le inclinazioni del cuore e cadono le doppiezze dell’anima. Ecco il deserto, luogo di vita, non di morte, perché dialogare nel silenzio col Signore ci ridona vita.

Il deserto, afferma ancora Francesco, è il luogo dell’essenziale. Ecco perché spinge ad esaminare le nostre vite.

Quante cose inutili ci circondano! Inseguiamo mille cose che paiono necessarie e in realtà non lo sono. Quanto ci farebbe bene liberarci di tante realtà superflue, per riscoprire quel che conta, per ritrovare i volti di chi ci sta accanto! Anche su questo Gesù ci dà l’esempio, digiunando. Digiunare è saper rinunciare alle cose vane, al superfluo, per andare all’essenziale. Digiunare non è soltanto per dimagrire, digiunare è andare proprio all’essenziale, è cercare la bellezza di una vita più semplice.

Guardando al deserto come luogo della solitudine, lo sguardo del Papa si posa su ciò che ci circonda.

Anche oggi, vicino a noi, ci sono tanti deserti, tante persone sole. Sono le persone sole e abbandonate. Quanti poveri e anziani ci stanno accanto e vivono nel silenzio, senza far clamore, marginalizzati e scartati! Parlare di loro non fa audience. Ma il deserto ci conduce a loro, a quanti, messi a tacere, chiedono in silenzio il nostro aiuto. Tanti sguardi silenziosi che chiedono il nostro aiuto. Il cammino nel deserto quaresimale è un cammino di carità verso chi è più debole.

La strada nel deserto quaresimale, aggiunge, è fatta di “preghiera, digiuno, opere di misericordia”, affinché ci conduca “dalla morte alla vita”.

Entriamo nel deserto con Gesù, ne usciremo assaporando la Pasqua, la potenza dell’amore di Dio che rinnova la vita. Accadrà a noi come a quei deserti che in primavera fioriscono, facendo germogliare d’improvviso, “dal nulla”, gemme e piante. Coraggio, entriamo in questo deserto della Quaresima, seguiamo Gesù nel deserto: con Lui i nostri deserti fioriranno.

Nei saluti al termine dell’udienza, Francesco con i pellegrini italiani rivolge un pensiero “speciale” ai dipendenti della Compagnia Air Italy.

Auspico che la loro situazione lavorativa possa trovare un’equa soluzione nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie.

Quindi ancora un’esortazione a lasciarci “guidare dallo Spirito Santo in questo cammino di conversione, per riscoprire la gioia della speranza cristiana”.

Quindi ricorda la battaglia contro il Coronavirus ed abbraccia chi ne sta subendo le conseguenze.

Charles De Foucauld nella prima domenica di Quaresima del 1898, volle trasportarsi spiritualmente nel deserto per vivere un ritiro con Gesù. Desiderando tenere compagnia al Maestro, mentre era in preghiera intima col Padre, chiedeva la grazia di contemplare il Suo mistero, ben consapevole della sua piccolezza. Eppure era così felice di essere presso di Lui:  «Oh! mio Dio, tu che sai così ben contemplare tuo Padre, insegnami a contemplarti! Io sono talmente piccolo bimbo… Io non so dire neanche A A A! … Ma sono presso di te… Non oso turbare la tua meditazione per chiederti di insegnarmi: ma senza cessare di contemplare tuo Padre tu puoi parlarmi nel profondo dell’anima senza lingua né parola, e dirigermi come vuoi tu, o celeste direttore!»

Impareggiabile, certo. Ma ugualmente, non sapendo quali parole usare per chiedere di entrare in questo nuovo tempo di Quaresima, in cammino verso la Pasqua, potremo senz’altro prendere a prestito le sue, non senza qualche salutare commozione: «Istruiscimi come tu vorrai, io sono troppo semplice per indicare i mezzi all’Onnipotente, ma istruiscimi, mio Signore Gesù, e insegnami a contemplarti perché io passi gli occhi sui tuoi occhi in tutta questa Quaresima, e che anche ti consoli il più possibile, e faccia la tua volontà, in te, da te e per te, mio Signore e mio Dio… E io oso aggiungere, o Beneamato Gesù, fai la stessa grazia a tutti i tuoi figli, poiché tu li ami tutti! Amen». Buon cammino.

Per concludere una considerazione personale. Quaresima e silenzio due parole che il Papa fa camminare insieme. In effetti non c’è nulla di più bello del silenzio.

Il silenzio di chi ama sparlare del prossimo (purtroppo il mondo ne è pieno), il silenzio di che vuole sempre emergere affossando gli altri con parole ed intenti sgradevoli, il silenzio degli egoisti che parlano, parlano, parlano spesso raccontando bugie o proprie verità.

Poi esistono il silenzio tecnologico, il silenzio nel cuore per ascoltare la voce di Dio che chiama all’ascolto. Silenzio nei pensieri per non perdere di vista il Sommo Bene.

Molto importante del silenzio esteriore e quello interiore: una persona può trovarsi sola in una stanza ed essere incapace di stare in silenzio; viceversa una persona in mezzo ad altre persone può praticare il silenzio interiore e cosi trovare Dio.

Si deduce che la preghiera può essere fatta ovunque in ogni tempo se ci si mette nella disposizione adeguata.

Quando penso al silenzio non posso fare a meno di pensare a San Giuseppe che agì da padre e marito nel silenzio.

Proprio San Giuseppe può essere da sponei a migliorare noi stessi e ad approfittare di questo tempo quaresimale per rinnovare il nostro rapporto interiore con Dio.




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