Moviener – Cinema: “La ragazza d’autunno” di Kantemir Balagov

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Movienerd – 1945, Leningrado. La seconda guerra mondiale ha devastato la città, demolendone gli edifici e riducendone gli abitanti a brandelli, fisicamente e mentalmente. Anche se l’assedio – uno dei peggiori della storia – è finito, la vita e la morte continuano la loro battaglia in ciò che rimane della città. Due giovani donne, Iya e Masha, cercano di affrontare la ricostruzione e dare un senso alle loro vite tra le rovine. Ecco in un breve sunto la storia di questo film drammatico e ricco d spunti sui quali riflettere, un piccolo capolavoro di un regista trentenne.

Kantemir Balagov il regista ci racconta: “La Ragazza d’Autunno” è il mio secondo lungometraggio. Per me è importante che la storia sia ambientata nel 1945: i miei personaggi, come la città in cui vivono, sono straziati da una guerra spaventosa, vivono in una città che ha resistito, sfidando il più orrendo assedio della storia moderna. Il mio film parla di loro e delle persone che incontrano a Leningrado, degli ostacoli che devono superare e del trattamento che la società riserva loro. Menomati dalle ferite psicologiche inferte dalla guerra, ritornare alle consuetudini di una vita normale richiederà loro tempo. Mi interessa il destino delle donne e, in particolare, di quelle che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale: stando ai dati a nostra disposizione, è stata la guerra che ha visto in assoluto la più massiccia partecipazione da parte delle donne. Come autore, mi interessa trovare una risposta alla domanda: cosa succede a una persona che la natura ha previsto per creare la vita, dopo essere sopravvissuta alle prove della guerra? Il film ha una palette colore peculiare. Quando ho iniziato a studiare i diari delle persone che avevano vissuto a Leningrado durante l’assedio, mi sono reso conto che, nonostante le avversità, le privazioni e la devastazione, erano sempre circondate da colori vivaci. Anche questo conflitto tra colori vivaci e la natura della vita del dopoguerra mi interessa molto. Per questo film mi sono ispirato principalmente a “La guerra non ha un volto di donna” del Premio Nobel Svetlana Alexievich, libro che mi ha spalancato un nuovo mondo. Mi sono reso conto di sapere ben poco della guerra e del ruolo delle donne in essa, il che mi ha condotto a un altro pensiero: che cosa potrebbe succedere a una donna, dopo la fine della guerra, nel momento in cui la sua mente e la sua natura hanno subito un cambiamento radicale, che ne mina la struttura? Particolare importanza riveste per me Leningrado, poiché era la città che era riuscita a sopravvivere a quell’orrendo assedio, le cui conseguenze hanno un ruolo fondamentale nel film. Questo background, che ancora si percepisce nella Leningrado odierna (San Pietroburgo), era di vitale importanza per il film. Avvertiamo le conseguenze della guerra nello spazio dove ha luogo l’azione, nonché nella palette colore e, ciò che più conta, nei volti dei personaggi. Per me era importante mostrare le conseguenze della guerra attraverso i volti della gente, i loro occhi, i loro corpi, non solo attraverso la rappresentazione di edifici abbandonati o distrutti. Il titolo del film è traducibile come “spilungona”, una parola che, nella sua accezione più larga, descrive gli attributi fisici e l’aspetto della principale figura femminile del film, Iya, che è molto alta. Ma per me, “spilungona” sta più per “goffaggine”, ed è così che i personaggi del mio film percepiscono ed esprimono i propri sentimenti – sono goffi, sgraziati, stanno imparando nuovamente a vivere dopo la guerra, cosa per loro molto difficile.

 

Il produttore Alexander Rodnyansky aggiunge: “ : La Ragazza d’Autunno è una storia originale scritta da Kantemir Balagov, ispirata al libro “La guerra non ha un volto di donna” di Svetlana Alexievich. Il film parla della guerra vista come tragedia personale e dello stress posttraumatico da essa causato. Sono molti i film che parlano di questo argomento, ma, in genere, essi raccontano la storia di uomini menomati dalla guerra, che tornano a una vita normale e cercano di recuperare il proprio posto nel mondo. La Ragazza d’Autunno, al contrario, vede il mondo attraverso gli occhi femminili, raccontando la storia di due giovani donne che avevano tutta la vita davanti e concentrandosi, in particolare, sul loro desiderio di maternità. Una delle protagoniste vede nella nascita una possibile cura per il proprio trauma, crede che se darà alla luce un bambino, il nuovo essere potrà curarli entrambi. Dal punto di vista narrativo e creativo è una decisione di grande impatto che, affrontando il tema del ruolo della donna nella società, rende la storia attuale. Permette inoltre di affrontare con maggiore drammaticità e in modo più radicale, meno tradizionale, il disturbo post-traumatico. Questo dramma psicologico, profondo e intimo, è una potente metafora della guerra: non finisce mai, anche quando il conflitto armato è terminato, continuerà finché le persone non trovano dentro di sé la forza di liberarsi della guerra e dei suoi ricordi. Il fatto che si viva in un mondo dove ancora infuriano le guerre, rende La Ragazza d’Autunno una storia universale. Kantemir racconta una storia tradizionale attraverso potenti metafore visive che creano un arazzo intricato. Ha scelto con cura la palette colore che, a volte, dice di più delle lotte interne dei suoi personaggi di quando possano farlo le parole. Due colori – verde e ocra – dominano il film, pervadendo costumi e decorazione d’interni, creando la sensazione di drammaticità e di calore, parlandoci di intimità e conflitto con un mondo al quale i personaggi fanno fatica ad adattarsi. Per quanto non si tratti di un documentario, vi è naturalezza e autenticità in ogni cosa, in ogni azione dei personaggi. Tutto avviene in un mondo ricostruito con grande cura dove anche il più piccolo dettaglio, dagli interni agli oggetti di uso quotidiano, è autentico, rispecchia il periodo storico al quale appartiene. Tuttavia, l’attenzione al dettaglio non fa di La Ragazza d’Autunno un film in costume, grazie alla scelta, per il cast principale, di attrici e attori giovani e sconosciuti, con volti moderni. Non volevamo che la storia desse l’impressione di essere intrappolata nel passato, non è la storia di un periodo storico, parla del mondo di oggi. Motivo per cui l’età dei personaggi, il modo in cui si muovono davanti alla macchina da presa, nonché i loro vestiti (per quanto fedeli riproduzioni degli originali), appaiono estremamente moderni e visivamente adeguati alla cinematografia contemporanea. Kantemir è di gran lunga avvantaggiato, rispetto alla maggior parte dei registi contemporanei: voce della propria generazione, possiede anche una reale conoscenza della tradizione culturale classica, dei capolavori cinematografici del passato, che trasforma filtrandoli attraverso l’unicità della propria esperienza, incorporandoli nel proprio stile e nel proprio messaggio, molto attuali e pressanti. Il suo è un cinema di immagini, rifiuta i vincoli della mera narrativa, piuttosto, cerca in tutti i modi di raccontare la propria storia facendo uso di quanto messo a disposizione dal cinema. Credo che la vera forza di Kantemir sia la sua comprensione del dramma e della crudeltà della vita, e il suo profondo amore ed empatia per coloro che ancora soffrono, cercando di sopravvivere e superare tremendi ostacoli”.

 

Colori sgargianti, freddo, miseria e una guerra appena alle spalle che ha lasciato su tutti le sue ferite. All’interno di questi contrasti vive ‘La ragazza d’autunno’, war drama diretto dal giovane Kantemir Balagov, allievo di Sokurov, in corsa per la Russia agli Oscar per il miglior film in lingua straniera.




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