8 Dicembre – Papa Francesco e la festa dell’Immacolata

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8 dicembre, solennità dell’Immacolata, Papa Francesco si è recato, come fa ogni anno, a Piazza di Spagna per rendere omaggio alla Vergine Maria. Di fronte al monumento a lei dedicato, Francesco recita una preghiera in cui cita la corruzione del cuore come “il pericolo più grave” e rende grazie a Dio per averci donato una madre, piena di grazia, che ci ricorda la vittoria di Cristo sul male.

 

Un gesto “che esprime la devozione filiale alla nostra Madre celeste”, così aveva detto Papa Francesco annunciando oggi ai fedeli in Piazza san Pietro, dopo la preghiera dell’Angelus, la sua intenzione di recarsi nel pomeriggio a Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Un gesto preceduto da un momento di preghiera a Maria, nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Quindi l’arrivo alle 15.40 circa, nella piazza dove lo attendevano numerosi romani e turisti in questi giorni a Roma. La città è rappresentata dal sindaco, Virginia Raggi. Ad accogliere il Papa è il cardinale vicario Angelo De Donatis.

Dopo aver deposto una composizione di rose bianche ai piedi della statua dedicata all’Immacolata, si cantano le litanie. Poi Francesco recita una preghiera alla Vergine

 

O Maria Immacolata, ci raduniamo ancora una volta intorno a te.

Più andiamo avanti nella vita
e più aumenta la nostra gratitudine a Dio per aver dato come madre a noi, che siamo peccatori,
Te, che sei l’Immacolata.
Tra tutti gli esseri umani, tu sei l’unica preservata dal peccato,

in quanto madre di Gesù
Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
Ma questo tuo singolare privilegio ti è stato dato per il bene di tutti noi, tuoi figli.
Infatti, guardando te, noi vediamo la vittoria di Cristo,

la vittoria dell’amore di Dio sul male:
dove abbondava il peccato, cioè nel cuore umano,
ha sovrabbondato la grazia,
per la mite potenza del Sangue di Gesù.
Tu, Madre, ci ricordi che noi siamo peccatori,
ma non siamo più schiavi del peccato!
Il tuo Figlio, con il suo Sacrificio,
ha spezzato il dominio del male, ha vinto il mondo.
Questo narra a tutte le generazioni il tuo cuore
terso come cielo dove il vento ha dissolto ogni nube.

E così tu ci rammenti che non è la stessa cosa
essere peccatori ed essere corrotti: è ben diverso.
Una cosa è cadere, ma poi, pentiti,
rialzarsi con l’aiuto della misericordia di Dio.
Altra cosa è la connivenza ipocrita col male,
la corruzione del cuore, che fuori si mostra impeccabile,
ma dentro è pieno di cattive intenzioni ed egoismi meschini.
La tua purezza limpida ci richiama alla sincerità,
alla trasparenza, alla semplicità.
Quanto bisogno abbiamo di essere liberati
dalla corruzione del cuore, che è il pericolo più grave!
Questo ci sembra impossibile, tanto siamo assuefatti,
e invece è a portata di mano. Basta alzare lo sguardo
al tuo sorriso di Madre, alla tua bellezza incontaminata,
per sentire nuovamente che non siamo fatti per il male,
ma per il bene, per l’amore, per Dio!

Per questo, o Vergine Maria,
oggi io ti affido tutti coloro che, in questa città
e nel mondo intero, sono oppressi dalla sfiducia,
dallo scoraggiamento a causa del peccato;
quanti pensano che per loro non c’è più speranza,
che le loro colpe sono troppe e troppo grandi,
e che Dio non ha certo tempo da perdere con loro.
Li affido a te, perché tu non solo sei madre
e come tale non smetti mai di amare i tuoi figli,
ma sei anche l’Immacolata, la piena di grazia,
e puoi riflettere fin dentro le tenebre più fitte
un raggio della luce di Cristo Risorto.
Lui, e Lui solo, spezza le catene del male,
libera dalle dipendenze più accanite,
scioglie dai legami più criminosi,
intenerisce i cuori più induriti.
E se questo avviene dentro le persone,
come cambia il volto della città!
Nei piccoli gesti e nelle grandi scelte,
i circoli viziosi si fanno a poco a poco virtuosi,
la qualità della vita diventa migliore
e il clima sociale più respirabile.

Ti ringraziamo, Madre Immacolata,
di ricordarci che, per l’amore di Gesù Cristo,
noi non siamo più schiavi del peccato,
ma liberi, liberi di amare, di volerci bene,
di aiutarci come fratelli, pur se diversi tra noi
– grazie a Dio diversi tra noi!
Grazie perché, col tuo candore, ci incoraggi
a non vergognarci del bene, ma del male;
ci aiuti a tenere lontano da noi il maligno,
che con l’inganno ci attira a sé, dentro spire di morte;
ci doni la dolce memoria che siamo figli di Dio,
Padre d’immensa bontà,
eterna fonte di vita, di bellezza e di amore. Amen.

 

Infine ancora un grazie a Maria che ci ricorda che, non più schiavi del peccato, siamo “liberi, liberi di amare, di volerci bene, di aiutarci come fratelli, pur se diversi tra noi”. “E grazie di essere diversi tra noi”, aggiunge a braccio. Grazie perché Lei, l’Immacolata, ci aiuta “a tenere lontano da noi il maligno” e ci dona “la dolce memoria che siamo figli di Dio, Padre d’immensa bontà, eterna fonte di vita, di bellezza e di amore”. Al termine della preghiera, la benedizione del Papa.

Mentre i fedeli intonano canti alla Vergine, Francesco saluta le autorità presenti e poi si dirige verso il gruppo di persone con disabilità e di volontari dell’Unitalsi, l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. Come ogni anno, infatti, anche questa volta era presente in piazza l’organizzazione con 100 disabili e oltre 150 volontari della Sezione Romana-Laziale e con un piccolo gruppo arrivato dalla Sardegna. Un appuntamento tradizionale, affermava in un comunicato diffuso ieri la presidente della Sezione, Preziosa Terrinon, “tanto amato dalla nostra Associazione, al quale nessuno vuole mai mancare”.

 

In precedenza l’appuntamento mattutino con l’Angelus domenicale.

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

 

Oggi celebriamo la solennità di Maria Immacolata, che si colloca nel contesto dell’Avvento, tempo di attesa: Dio compirà ciò che ha promesso. Ma nell’odierna festa ci è annunciato che qualcosa è già compiuto, nella persona e nella vita della Vergine Maria. Di questo compimento noi oggi consideriamo l’inizio, che è ancora prima della nascita della Madre del Signore. Infatti, la sua immacolata concezione ci porta a quel preciso momento in cui la vita di Maria cominciò a palpitare nel grembo di sua madre: già lì era presente l’amore santificante di Dio, preservandola dal contagio del male che è comune eredità della famiglia umana.

 

Nel Vangelo di oggi risuona il saluto dell’Angelo a Maria: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Dio l’ha pensata e voluta da sempre, nel suo imperscrutabile disegno, come una creatura piena di grazia, cioè ricolma del suo amore. Ma per essere colmati occorre fare spazio, svuotarsi, farsi da parte. Proprio come ha fatto Maria, che ha saputo mettersi in ascolto della Parola di Dio e fidarsi totalmente della sua volontà, accogliendola senza riserve nella propria vita. Tanto che in lei la Parola si è fatta carne. Questo è stato possibile grazie al suo “sì”. All’Angelo che le chiede la disponibilità a diventare la madre di Gesù, Maria risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (v. 38).

 

Maria non si perde in tanti ragionamenti, non frappone ostacoli al Signore, ma con prontezza si affida e lascia spazio all’azione dello Spirito Santo. Mette subito a disposizione di Dio tutto il suo essere e la sua storia personale, perché siano la Parola e la volontà di Dio a plasmarli e portarli a compimento. Così, corrispondendo perfettamente al progetto di Dio su di lei, Maria diventa la “tutta bella”, la “tutta santa”, ma senza la minima ombra di autocompiacimento. È umile. Lei è un capolavoro, ma rimanendo umile, piccola, povera. In lei si rispecchia la bellezza di Dio che è tutta amore, grazia, dono di sé.

 

Mi piace anche sottolineare la parola con cui Maria si definisce nel suo consegnarsi a Dio: si professa «la serva del Signore». Il “sì” di Maria a Dio assume fin dall’inizio l’atteggiamento del servizio, dell’attenzione alle necessità altrui. Lo testimonia concretamente il fatto della visita ad Elisabetta, che segue immediatamente l’Annunciazione. La disponibilità verso Dio si riscontra nella disponibilità a farsi carico dei bisogni del prossimo. Tutto questo senza clamori e ostentazioni, senza cercare posti d’onore, senza pubblicità, perché la carità e le opere di misericordia non hanno bisogno di essere esibite come un trofeo. Le opere di misericordia si fanno in silenzio, di nascosto, senza vantarsi di farle. Anche nelle nostre comunità, siamo chiamati a seguire l’esempio di Maria, praticando lo stile della discrezione e del nascondimento.

 

La festa della nostra Madre ci aiuti a fare di tutta la nostra vita un “sì” a Dio, un “sì” fatto di adorazione a Lui e di gesti quotidiani di amore e di servizio.

 




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