Movienerd – “Tuttaposto” pellicola sugli atenei dei raccomandati

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Tuttaposto – I toni scanzonati della commedia per una critica alla baronia universitaria. L’idea è nobile ma la storia poco plausibile li ritroviamo in una divertente commedia italiana già nelle sale della Penisola.

 

“Tuttapposto” è la storia di Roberto, studente universitario in un ateneo in cui i docenti vendono esami, assumono solo amici e parenti e sono dediti alla raccomandazione. Il padre di Roberto è anche il magnifico Rettore. Roberto, andando contro la sua famiglia, stufo di essere asservito al potere del baronato, con i suoi amici, decide di combattere questo modus operandi. Realizza, infatti, un’App per smartphone denominata “Tuttapposto” che valuta l’operato dei professori.

 

Tutto ciò porterà a una serie di colpi di scena e a un’inversione di ruoli: gli studenti acquisiscono un potere inaspettato e i professori sono costretti a comportarsi onestamente pur di ottenere un buon voto.

 

Il regista Gianni Costantino ci racconta come è nata l’idea di questo film e qualche curiosità sulla lavorazione ed i partecipanti.

 

“Tuttapposto” vuole essere il ritratto allegorico di un intero Paese che basa tutto sulla raccomandazione, dove il concetto di meritocrazia è solo declamato ma non viene quasi mai messo in pratica. Vizi e comportamenti di “malcostume” oramai radicati in noi italiani, convinti che tutto sia raggiungibile solo se c’è la classica “spintarella”.

 

La commedia ruota attorno al mondo universitario con il suo “sistema” nascosto (ma in certi casi neanche troppo se non addirittura ostentato) di baronato e nepotismo.

 

Per la messa in scena innanzitutto ho lavorato attentamente alla caratterizzazione dei personaggi (osservandoli con uno sguardo anche sociologico); alle atmosfere degli ambienti e ai loro toni cromatici, alla vivacità narrativa tipica della commedia all’italiana dei grandi maestri. Dato l’impianto corale della storia ho dedicato due mesi alla selezione dei volti giusti per raccontarla, cercando di tipizzare ogni singolo personaggio, anche quelli in secondo piano.

 

Per i professori ho iniziato a cercare nel mondo teatrale siciliano che vanta da sempre una ricca tradizione di attori eccellenti. Da quel mondo ho scelto alcuni dei co-protagonisti dimostratisi a mio parere perfetti come Maurizio Marchetti, Maurizio Bologna, Angelo Tosto, Gino Astorina, Rossella Leone, Barbara Gallo che hanno interpretato al meglio i ruoli a loro affidati. Per completare il parterre del corpo docenti e non ho scelto attori di grande esperienza non solo teatrale come Monica Guerritore, Ninni Bruschetta, Paolo Sassanelli, Silvana Fallisi, Sergio Friscia.

 

A capo dell’Università in veste di “magnifico” rettore ho avuto l’onore di dirigere un grande attore come Luca Zingaretti che è riuscito a dare al personaggio alcune sfaccettature tra l’ironico e il grottesco senza mai dimenticare l’aspetto marziale e austero del personaggio interpretato.

 

Opposti ai professori ci sono i giovani con a capo Roberto Lipari (protagonista della commedia) dotato di una sua innata grazia e naturalezza incredibile, a volte spiazzante. Le altre giovani promesse sono: Francesco Russo, Simona Di Bella, Carlo Calderone e Viktoriya Pisotska che hanno dato freschezza e spontaneità alle dinamiche tipiche degli studenti universitari che si ritrovano fuori sede a condividere gli stessi spazi. Come cornice scenografica di questa città immaginaria dal nome “Borbona Sicula” ho scelto Catania con i suoi interni sontuosi ricchi di stucchi, dipinti e affreschi ed Acireale con la sua architettura barocca di pietra lavica proprio per ricreare quell’atmosfera da Gattopardo dove i signori baroni universitari agiscono impuniti e strafottenti.

 

Per questa commedia con il direttore della fotografia, Giuseppe Pignone, abbiamo scelto di utilizzare le lenti anamorfiche attraverso le quali poter meglio catturare gli ambienti pomposi del rettorato universitario e al tempo stesso creare rapporti visivi nuovi tra i protagonisti, fatti di distanze che lentamente si colmano. Abbiamo inoltre deciso di utilizzare un linguaggio diverso per i mondi opposti che raccontiamo: una macchina da presa mobile e fluida per seguire i giovani, caratterizzati da “rapporti umani veloci” al tempo dei “social” e al contrario immagini più statiche per rappresentare il mondo dei “Baroni” ben saldi sulle loro posizioni difficili da scardinare.

 

Penso che una delle funzioni della commedia sia quella di fare da lente d’ingrandimento che ci permetta di osservare in profondità il costume, i comportamenti, le credenze, il clima culturale di un’epoca. Per me il racconto cinematografico, anche quello “leggero”, deve avere una missione etica e attraverso la messa in scena, per definizione falsa, si riesce a raccontare meglio la realtà”.

 

Roberto Lipari ha anche lavorato alla sceneggiatura del film: “L’idea di “Tuttapposto” nasce dalla volontà di raccontare, con il linguaggio della commedia, le storture del mondo accademico aprendo ad una riflessione sul potere e cogliendone le angolazioni ricche di contraddizioni tipiche della nostra società dalle sfumature pirandelliane.

 

Per anni sono stato studente universitario e ho vissuto la frustrazione di chi è incapace di ribellarsi ad un mondo di adulti che, piuttosto che vivere la funzione pubblica come servizio, la vive come centro di potere.

Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo film, ci siamo quindi trovati davanti una storia già scritta, nelle nostre esperienze personali, in quella dei nostri amici e nelle pagine dei giornali, che ci hanno raccontato fatti di cronaca a cui ci siamo ispirati per creare il gruppo docenti della nostra immaginaria università corrotta (e neanche tanto immaginaria).

 

A volte il procedimento più complesso è stato quello di rendere credibile una realtà che spesso supera la fantasia. Abbiamo utilizzato la comicità nella funzione che io considero la più alta, quella critica, perché per me la comicità è prima di tutto motore di riflessione. L’espediente della creazione di un’App ci ha permesso di giocare in chiave comica con quelle forme di potere che da studenti universitari consideravamo inattaccabili.

 

I professori che diventano onesti per paura di un brutto voto nell’applicazione “TuttAPPosto” rende il potere ridicolo e assume un sapore rivoluzionario. È forse questo il motivo principe per cui nasce questo film: raccontare una rivoluzione che funziona. Perché la visione “gattopardiana” della vita ci dice che non cambia mai niente. E oggi una rivoluzione sicuramente avrebbe la tecnologia come protagonista del cambiamento.

 

Con gli sceneggiatori, tutti siciliani, Paolo Pintacuda, Ignazio Rosato e Roberto Anelli e con un regista come Gianni Costantino che ha lavorato tanto con Ficarra & Picone nella Trinacria, abbiamo scelto di ambientare la storia in una cittadina universitaria, per l’appunto, siciliana. In realtà avremmo potuto ambientarla ovunque.

 

Non è infatti il luogo geografico a muovere la storia, ma i luoghi “valoriali” espressi da due generazioni, una rappresentata da me e l’altra dal grande Luca Zingaretti. Le due generazioni nel confronto de film si scopriranno, nel bene e nel male, spesso distanti, ma a volte incredibilmente vicine.




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