L'udienza di Papa Francesco del 9 settembre

L’udienza di Papa Francesco del 9 settembre

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E’ indispensabile “ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro dedicata al legame tra famiglie e parrocchie. Il Santo Padre ha ribadito che le chiese devono essere case accoglienti con le porte aperte, altrimenti divengono musei. Dal Pontefice anche, un’esortazione a rafforzare il legame tra famiglie e chiese contro i “centri di potere” della nostra società.

Questo il breve riassunto del discorso di Papa Bergoglio in una fresca ma assolata mattinata romana di inizio settembre. La piazza era gremita ed i fedeli festanti hanno inneggiato a gran voce il Santo Padre. Un’atmosfera incantevole che accantonava gli allarmati articoli di alcuni colleghi che hanno parlato di allontanamento dei fedeli dal Papa (ad agosto meno presenze in occasione delle udienze del mercoledi). Gli occhi, il cuore e le menti dei più attenti osservatori (o bisognerebbe definirci cronisti e ricercatori della Verità) non hanno potuto fare a meno di rammentare e segnalare che ad Agosto la popolazione presente diminuisce sensibilmente e quindi ( se la matematica non è un’opinione) cala anche l’affluenza alle udienze generali di Bergoglio.

Ma torniamo ai discorsi importanti ed alle parole del Papa.

 

“I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia e lì rimangono. Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio; ed è la storia che rimane in eterno”. Papa Francesco ha iniziato la sua catechesi con un’immagine di grande impatto. Ancora una volta, il Pontefice è  tornato a soffermarsi sulla famiglia, questa volta puntando lo sguardo sul rapporto con la comunità cristiana.

“Vorrei oggi fermare la nostra attenzione sul legame tra la famiglia e la comunità cristiana . E’ un legame, per così dire, “naturale”, perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa (cfr Lumen gentium , 9).

La Comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini. La Chiesa cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore. I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia, e lì rimangono. Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio; ed è la storia che rimane in eterno. E’ questo il luogo della vita e della fede. La famiglia è il luogo della nostra iniziazione – insostituibile, indelebile – a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! E per questo è tanto importante la famiglia.

Il Figlio di Dio imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo (cfr Eb 2,18; 5,8). E’ bello ritornare a contemplare Gesù e i segni di questo legame! Egli nacque in una famiglia e lì “imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una “ assemblea ”, cioè una con-vocazione di persone. Questo è il significato della parola “chiesa”.

Quindi ha messo l’accento sull’importanza dell’accoglienza: “Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale , non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio.

Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente , con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!

E oggi, questa è un’alleanza cruciale. «Contro i “centri di potere” ideologici, finanziari e politici, riponiamo le nostre speranze in questi centri dell’amore evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione» (Pont. Cons. per la Famiglia, Gli insegnamenti di J.M. BergoglioPapa Francesco sulla famiglia e sulla vita 1999-2014 , LEV 2014, 189), e anche sul perdono fra noi.

Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente. Certo, c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza. Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: “Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata”, “Non ne siamo capaci”, “Abbiamo già tanti problemi in casa”, “Non abbiamo le forze”. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì, il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli – ma quei miracoli di tutti i giorni! – quando c’è il Signore, lì, in quella famiglia. Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte. Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca. Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità. Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società.

Quindi la conclusione dell’omelia è un appello a Maria: “A Cana, c’era la Madre di Gesù, la “madre del buon consiglio”. Ascoltiamo noi le sue parole: “Fate quello che vi dirà” (cfr Gv 2,5). Care famiglie, care comunità parrocchiali, lasciamoci ispirare da questa Madre, facciamo tutto quello che Gesù ci dirà e ci troveremo di fronte al miracolo, al miracolo di ogni giorno!

 

Al momento dei saluti ai pellegrini, il Santo Padre ha ricordato la memoria liturgica del gesuita San Pietro Claver, patrono delle missioni d’Africa. “Cari giovani – ha affermato – il suo instancabile servizio agli ultimi vi sproni a scelte di solidarietà verso i bisognosi; il suo vigore spirituale aiuti voi, cari ammalati, ad affrontare la croce con coraggio; il suo amore per Cristo sia modello per voi, cari sposi novelli, affinché l’amore sia il centro della vostra nuova famiglia”.

 

Raffaele Dicembrino




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