Jack ha sempre desiderato un fratello maschio con cui giocare e quando nasce Gio, i suoi genitori gli raccontano che suo fratello è un bambino “speciale”. Da quel momento, nel suo immaginario, Gio diventa un supereroe, dotato di poteri incredibili, come un personaggio dei fumetti. Con il passare del tempo Jack scopre che in realtà il fratellino ha la sindrome di Down e per lui diventa un segreto da non svelare. Quando Jack arriva al liceo e si innamora di Arianna, decide di nascondere alla ragazza e ai nuovi amici l’esistenza del fratello. Ma non si può pretendere di essere amati nascondendo una parte così importante di sé. La verità verrà presto a galla e alla fine Jack riuscirà a farsi travolgere dall’energia e dalla vitalità di Gio, che grazie al suo originale punto di vista riuscirà a trasformare il mondo, proprio come un supereroe.
La famiglia Mazzariol è dirompente: la loro indole e il loro senso di risolutezza è un esempio di umanità.
La trama del film ruota intorno a una bugia terribile, spaventosa ma spontanea. Ciò che mi premeva era portare sullo schermo le emozioni e lo stato d’animo di Jack, un ragazzino di 13 anni che si confronta con la disabilità del suo tanto desiderato fratellino. Trovo affascinante, poetico e universale l’immagine di un adolescente che scappa dalla paura, fugge il confronto e che s’innamora per dimenticare, creandosi una nuova identità.
Alla luce della particolarità e unicità di una storia autobiografica come quella dei Mazzariol, offro un respiro universale nella forma, ambientando la storia in un “non luogo” perso tra le pianure del Nord e città dal sapore medioevale, senza mai nominarle; in un tempo indefinito dove si ritrovano a convivere automobili d’epoca e computer portatili. Tutto questo al fine di caratterizzare la trama con connotati favolistici a favore del punto di vista di un bambino e di un adolescente irrisolto. Sono stato volutamente crudo, coinvolgendo lo spettatore nella
profonda instabilità del reale e al contempo, leggero, provocando il fantastico, delineando un mondo vintage, country, ai confini del surreale. Fonte d’ispirazione sono le commedie indipendenti americane, da Wes Anderson a i Daniels, le commedie surrealiste di Jean Pierre Jeunet, Michel Gondry e il cinema di Hayao Miyazaki.
Il film non sarebbe stato lo stesso senza i bambini che interpretano Gio: Lorenzo Sisto e Antonio Uras. Loro sono il comune denominatore nella creazione delle scene e nell’evoluzione dei personaggi. Nel film non si racconta la sindrome di Down ma semplicemente Gio. Per fare questo sono partito dalle capacità di Lorenzo e Antonio che hanno reinventato il personaggio influenzando di conseguenza tutta la narrazione e il tono del film.
Mio fratello rincorre i dinosauri è un punto di sintesi nel mio percorso registico: già in precedenza avevo affrontato la disabilità e ho quasi sempre lavorato con i bambini. Questo film è rivolto prima di tutto a loro nella speranza che imparino ad affrontare la paura, la vergogna e a vedere la disabilità con occhi nuovi.