Sport in tv: tra polemiche e ricorsi

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Sport in tv – Respinto per la seconda volta il ricorso della Rai, la partita in chiaro di Champions, nei prossimi due anni, sarà su Mediaset (esattamente il mercoledì sera su Canale 5, telecronista Pierluigi Pardo) che mercoledì ha già trasmesso la Supercoppa europea con buoni ascolti. Lo scontro Rai-Sky si è concluso così con la sentenza del tribunale di appello di Milano che ha anche condannato la tv pubblica alle spese (15000 a Mediaset e 10000 a Sky).

Mediaset ha alzato la posta, 5 milioni in più rispetto a quando aveva pagato la Rai (40 milioni) la scorsa stagione a Sky. La tv pubblica invece non aveva voluto rilanciare, un errore: con 5 milioni in più si sarebbe assicurato un prodotto che aveva fatto ottimi ascolti, 16 prime serate su Rai 1, con oltre il 20 per cento di media per la partita (soprattutto con le italiane) e ascolti ottimi anche per il Magazine Champions che era stato condotto da Paola Ferrari e Alberto Rimedio. La Rai aveva sbagliato nel contratto con Sky, quella clausola messa dalla precedente gestione si era rivelata un boomerang perché erano cambiati i termini dell’accordo (non avendo più Sky l’esclusiva della serie A ora che è arrivata Dazn) e Sky quindi aveva potuto trattare con Mediaset, nei mesi scorsi, visto che i rapporti fra le due emittenti sono molto stretti. La Rai ha esercitato l’opzione il 25 gennaio, il 30 Sky ha replicato di non ritenerla efficace, il 5 aprile è stato depositato il ricorso d’urgenza dalla Rai. Ora la sentenza definitiva del tribunale d’appello di Milano dopo che il ricorso ex 700 della tv pubblica era già stato respinto in primo grado. Un ricorso molto fragile.

La ”pretesa” della Rai di coinvolgere solo in questo secondo ricorso contro Sky sui diritti della Champions League anche Rti, controllata di Mediaset, è ”infondata sia in fatto che in diritto”. Lo dicono i giudici Claudio Marangoni, Guido Vannicelli e Nicola Di Plotti del tribunale di Milano, che hanno firmato l’ordinanza con cui viene rigettato anche in appello il reclamo di viale Mazzini contro la pay tv: la Rai riteneva di avere un diritto di opzione in merito alla sublicenza del diritto di trasmettere sui propri canali le partite di Champions League del triennio 2018-2021; Sky non le ha riconosciuto questo diritto e ha sottoscritto un nuovo contratto con Rti, controllata di Mediaset. I giudici sottolineano come la Rai fosse a conoscenza dell’esistenza di un contratto tra Sky e Rti fin dai tempi del primo ricorso. ”È in quel momento – si legge nell’ordinanza – che la ricorrente, se davvero avesse ravvisato la necessità di integrare il contradittorio con l’attuale sublicenziatario (cioè Rti, ndr), avrebbe dovuto prospettarla al giudice chiedendo di poter notificare le proprie domande cautelari anche a Rti, necessità sulla quale l’elemento del prezzo corrisposto da quest’ultima, comprensibilmente oscurato nel documento osteso in udienza da Sky, non spiega alcun rilievo processuale”. Chiamare in causa Mediaset solo ora, spiegano ancora i giudici, significa ”intimarla a comparire e a difendersi solo nella presente fase di reclamo” e ”in palese violazione del diritto alla ‘parità delle armi”’. Un atteggiamento che, qualche riga più avanti, i giudici ribadiscono essere ”processualmente aberrante”. Il tribunale di Milano ha stabilito in via definitiva che Sky non ha l’obbligo di concedere in sublicenza alla Rai il diritto di trasmettere le partite di Champions League nel prossimo triennio. Lo sottolinea all’Adnkronos lo studio legale Cleary Gottlieb, che ha difeso Sky attraverso gli avvocati Mario Siragusa, Ferdinando Emanuele e Roberto Argeri. A questo punto la Rai, il cui primo ricorso era già stato rigettato a giugno dai giudici milanesi, non ha più possibilità di reclamo. Poi, dal 2021 ci sarà un nuovo contratto: ma per due anni la Rai sarà senza la Coppa più importante.

Perché la Rai non ha voluto rilanciare, perché ha perso la Champions? E’ stata una scelta politica? . E’ quanto sottolineano fonti Rai, in merito al contenzioso con Sky. Le stesse fonti ricordano che “il 25 gennaio la Rai ha esercitato l’opzione, il 30 Sky ha replicato di non considerare efficace l’opzione esercitata da Rai, è seguito un incontro a fini conciliativi il 7 febbraio (obbligatorio perché imposto dal contratto lo imponeva prima) e, a distanza di meno di 60 giorni (il 5 aprile), è stato depositato il ricorso”. “I soldi – precisano le fonti – sono stati trovati, e i diritti sono stati comprati. È Sky che ha arbitrariamente negato l’efficacia dell’acquisto, avendo ricevuto una offerta superiore da RTI. Lo sforzo economico di Rai è stato notevole; se Sky avesse rispettato l’accordo, saremmo stati l’unico servizio pubblico in Europa A trasmettere le gare di Champions League in chiaro. Avendo un contratto scritto con sky per la trasmissione delle gare di Champions League, abbiamo ritenuto inaccettabile alzare la posta. Peraltro, come concessionaria del servizio pubblico non ci è consentito spendere più di quanto già concordato”.

La Rai contesta la posizione di Sky, sostenendo che la tv satellitare – rilevano ancora le fonti – “ha aumentato la dimensione dei propri diritti, raddoppiando il numero di gare da poter trasmettere in esclusiva assoluta, potendo contare su una esclusiva assoluta riguardo a tutte le piattaforme utilizzabili, avendo il diritto di trasmettere le riprese televisive di 16 dei 20 “top match” di Serie A, e potendo offrire i prodotti del calcio Serie A su canali DTT pay”. Inoltre – proseguono le fonti – “se prima un tifoso delle prime otto squadre con bacino di utenza più ampio aveva la possibilità di seguire le partite della propria squadra potendo scegliere tra offerta Sky e Mediaset Premium, quest’ultima a valori molto più contenuti, ora l’utente non ha altra opzione che transitare da Sky”.

Tutte giustificazioni non facili da accettare da chi paga il canone. Una brutta botta davvero per la Rai: ormai ha perso molto sport, le moto e la F.1 sono di Sky, così come la serie A, il calcio femminile, la Champions (tranne, appunto una partita su Canale 5) e l’Europa League. La Rai sta battendo in ritirata. Ha la Nazionale è vero, e ha l’Olimpiade di Tokyo in orari poco felici dopo aver rinunciato all’acquisto dei diritti digitali come rivelato da Repubblica. Un passo indietro dopo l’altro. Un errore dopo l’altro. Cambiano le gestioni, ma non cambia il risultato: la tv pubblica “gioca” sempre di più nelle retrovie. “Con la decisione del Tribunale di Milano la partita Champions League è finita per la Rai. E sinceramente anche un risarcimento futuro a noi interessa relativamente. La Rai era tornata protagonista nei grandi eventi internazionali, e ora si ritrova con un pugno di mosche. Esattamente il rischio che denunciammo da subito”. Lo sottolineano in una nota l’esecutivo Usigrai e il cdr di Rai Sport. “Ci aspettiamo che il prossimo Cda – si legge ancora – metta all’ordine del giorno della prima riunione il tema dei Diritti Sportivi: questa non è una questione che riguarda solo la redazione di Rai Sport, ma l’intera azienda. Non è tollerabile perdere il Mondiale di calcio, e poi investire in maniera così sprovveduta su un evento internazionale lasciando il coltello dalla parte del manico alla controparte. Mondiali di calcio, Champions, Europa League, Serie A di calcio femminile, Formula 1, Motomondiale, Grande tennis: si allunga la lista degli eventi dai quali la Rai è rimasta fuori. E anche quando l’azienda acquista dei diritti, ci fa fare le comparse, costringendoci a lavorare male e a fare i salti mortali per fornire un prodotto degno del servizio pubblico”. “Per non parlare del sostanziale vuoto sui diritti per il web e le nuove piattaforme – prosegue la nota – come nella assurda scelta di rinunciarci per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Intanto noi ne parleremo nell’assemblea di redazione già fissata per fine mese. Da subito chiediamo un incontro urgente ai vertici aziendali”.

Quindi meno sport nella tv pubblica e cittadini sempre più costretti a pagare per vedere lo sport in tv…..




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