Eurispes -COPPIE MILLENNIALS TRA STEREOTIPI, VALORI E LIBERTÀ

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Eurispes – La vita di coppia è ancora una delle aspirazioni importanti della vita? I giovani italiani, donne e uomini, sono disposti a rinunciare alla carriera per curare figli? Qual è e come è cambiato l’atteggiamento rispetto a temi “tabù” come il legame tra persone tra le quali esiste una notevole differenza di età o di condizione sociale ed economica? Il tradimento all’interno della coppia si può perdonare? Come la pensano i ragazzi rispetto a questioni etiche e sociali come l’aborto, le unioni civili, la possibilità di adottare da parte di persone singole o omosessuali?
Dopo aver indagato su come i giovani italiani vivono la propria sessualità e il mondo dell’eros nella ricerca “Sesso, erotismo e sentimenti: i giovani fuori dagli schemi”, e dopo aver sondato le dinamiche e alcuni meccanismi disfunzionali della coppia nello studio “Amore malato: dinamiche disfunzionali di coppia”, l’Eurispes, attraverso la ricerca “Soprattutto Io. Coppie millennials tra stereotipi, nuovi valori e libertà”, nata da un’idea dello staff de Il Filocolo, tenta di comprendere quanto gli stereotipi del passato siano tuttora presenti nell’educazione dei 18/30enni di oggi.
Eurispes – Anche senza… La vita di coppia: è un obiettivo per 8 giovani su 10. Ma solo 3 su 10 considerano i figli indispensabili per avere una vita appagante
Riuscire a costruire nella vita una relazione duratura è un obiettivo importante per quasi 8 giovani su 10 (78,3%). Solo per il 12% si tratta di un obiettivo che ha “poca” importanza e per il 9,7% non rientra proprio nei propri progetti di vita.
Le ragazze attribuiscono più importanza a questo aspetto: per il 48,8% è “molto” importante, a fronte del 30,3% dei ragazzi. Tra gli intervistati di sesso maschile risulta più elevata la percentuale di chi risponde che è “poco” importante e sono più del doppio rispetto alle giovani donne quelli che non lo ritengono tra i loro obiettivi (il 13,9% contro il 6,4%).
Il vissuto familiare dei millennials influisce sulle scelte di vita e sulla relazione di coppia. Infatti, per chi è cresciuto con entrambi i genitori, sposati o conviventi, avere una relazione duratura rientra “molto” tra i propri desideri nella maggior parte dei casi (45,9%). I ragazzi cresciuti con genitori separati o divorziati rispondono prevalentemente “abbastanza” (41,5%) e, nonostante “molto” sia la seconda risposta scelta (30,3%), si assiste in questo caso ad un notevole incremento delle preferenze per “poco” (17,9%). Per chi è cresciuto con un solo genitore una relazione duratura resta un obiettivo “abbastanza” (36,7%) o “molto” importante (32,7%), ma non è trascurabile l’indicazione di oltre il 30% per la somma delle risposte “poco” e “per niente”.
Vita di coppia appagante anche senza figli per quasi 7 giovani su 10 (67,6%). La presenza dei figli in una coppia non sembra essere particolarmente importante per i giovani che, posti di fronte alla domanda “Secondo te la vita di coppia può essere pienamente appagante anche senza figli?”, rispondono nel 45,6% dei casi che può essere “abbastanza” appagante e nel 22% che può essere “molto” appagante. Sono, invece, meno di un terzo, il 32,4%, i ragazzi che considerano la presenza dei figli indispensabile per una vita di coppia soddisfacente.
Oltre 7 donne su 10 (74%) non ritengono giusto rinunciare alla carriera per i figli.
Più della metà dei ragazzi ritiene che sia opportuno che entrambi i partner lavorino (53,3%); quasi 3 su 10 (28,7%) affermano che, se la condizione economica lo consente, uno qualsiasi dei due partner può anche non lavorare, non facendo nessuna distinzione di genere; mentre solo il 18% pensa che, se la situazione economica lo consente, debba essere la donna a rinunciare al lavoro.
Sono le ragazze le più convinte che in una coppia sia opportuno, in ogni caso, che entrambi i partner lavorino (58,8% contro il 46,1% dei ragazzi); e, al contrario, sono meno d’accordo degli uomini sul fatto che debba essere la donna a rinunciare al lavoro, nel caso la condizione economica lo permetta (14,4% contro il 22,6%).
A conferma di questa tendenza, secondo la rilevazione dell’Eurispes, la maggior parte dei ragazzi, il 65,8%, è “per niente” (33,8%) o “poco” (32%) d’accordo che una donna rinunci alla propria carriera per occuparsi dei figli. Il 34,2%, invece, ritiene che sia opportuno rinunciare (26,2% “abbastanza” d’accordo, 8% “molto” d’accordo).
Anche a ruoli invertiti, ovvero, rispetto all’opportunità che sia l’uomo a dover rinunciare alla carriera per prendersi cura dei figli, la risposta più fornita rimane “per niente” d’accordo con il 39,9% (+6,1% rispetto al caso delle donne); segue “poco” d’accordo con il 32,1%; “abbastanza” con il 21,8%, e “molto d’accordo” con il 6,2% (nel caso delle donne si arrivava all’8%).
Tuttavia, si riscontra una differenza significativa nelle risposte del campione maschile rispetto a quelle date nella precedente domanda. Secondo il 44,2% dei maschi, infatti, non è “per niente” opportuno che un uomo rinunci alla propria carriera per curare i figli (nel caso delle donne era il 27,1% con una differenza di 17 punti percentuali). Tra le ragazze, questa percentuale si ferma al 36,5%.

L’amore non ha prezzo. Oppure sì? Lo status economico è importante per quasi un terzo. Maschi più “venali” delle donne.
Nella scelta del partner, la componente economica influisce “abbastanza” per un quarto degli intervistati (24,6%) e “molto” per il 7%. Ma per la netta maggioranza (68,4%) gli aspetti economici hanno “per niente” valore (39,7%) e “poco” valore (28,7%). Per i ragazzi la componente economica è influente in misura maggiore rispetto a quanto avviene per le donne, con una differenza di 6,5 punti percentuali (35,2% contro il 28,7%%). Tra i più giovani l’aspetto economico ha un peso maggiore sulla scelta del partner: è così per il 33,6% di quanti hanno un’età compresa tra i 18 e i 24 anni a fronte del 29,7% dei 25-30enni.
Frequentare un partner che possiede uno status socio-economico diverso dal proprio non è soddisfacente per il 14,8% dei giovani; 1 su 5 pensa che sia soddisfacente solo se il partner è di status maggiore, il 2,7%, invece, pensa lo sia se il partner è di status minore. Ma per la grande maggioranza (62,4%), non si tratta di un aspetto rilevante.
Le ragazze sono più convinte dei ragazzi che la differenza di status socio-economico non sia un aspetto rilevante nel determinare il grado di soddisfazione di un rapporto (65,5% delle femmine contro il 58,4% dei maschi).

Se una donna ha avuto più di 20 partner è accettabile per il 52,7% del campione; la percentuale sale di 10 punti se ad aver avuto più di 20 partner è l’uomo
È accettabile che una donna abbia avuto più di venti partner? Il campione si divide piuttosto equamente tra un 52,8% che lo ritiene accettabile e un altro 47,2% che la pensa in modo opposto.
Le opinioni al riguardo sono molto differenti fra uomini e donne: mentre una ragazza su tre sostiene che sia “molto” accettabile (33,3%) e sono la minoranza coloro che lo ritengono “per niente” accettabile” (15%); fra i ragazzi la situazione si ribalta: la minoranza lo considera “molto” accettabile (17,1%), il 29,7% “abbastanza” e il 28,7% “per niente”.
I giovani del Nord-Ovest sono i più “aperti” di vedute, ritenendo “molto” accettabile che una donna abbia avuto più di venti partner in misura mediamente superiore alle altre aree geografiche d’Italia (39,1%).
L’orientamento religioso ha un’influenza significativa sull’opinione rispetto a questa domanda. Il fatto che una donna abbia avuto un numero alto di partner risulta meno accettabile per i cattolici praticanti (“poco” nel 43,1% dei casi, “per niente” quasi nel 30%), mentre è “molto” accettabile solo per l’8,8% di loro.
Le opinioni dei giovani intervistati variano nel caso in cui sia l’uomo ad aver avuto più di venti partner: il 32,3% lo ritiene “abbastanza” accettabile; il 29,9% “molto”; il 22% “poco” accettabile e il 16% “per niente”. Se per le donne i giudizi negativi rappresentavano il 47,3% del totale, per gli uomini la percentuale si ferma al 37,8%.

Giovani d’altri tempi: la metà ritiene che sia l’uomo a dover corteggiare
È l’uomo a dover fare il primo passo nel corso del corteggiamento? I giovani si dividono a metà. Il 50,8% è “molto” (16,3%) o “abbastanza” (34,5%) d’accordo con questa posizione; al contrario, il 49,2% la pensa in modo diverso.
Sono i giovanissimi (18-24 anni), più dei 25-30enni a ritenere che debba essere l’uomo a dichiararsi: il 36,5% è “abbastanza” d’accordo (contro il 32,7%), il 17,6% è molto d’accordo (contro il 15,2%).
Coppie anagraficamente “squilibrate”: per 1 su 5 può avere successo solo se è l’uomo ad essere più grande
La metà dei ragazzi italiani crede nella stabilità di una relazione sentimentale tra due partner che hanno una notevole differenza di età, sia nel caso in cui sia l’uomo ad essere più grande, sia nel caso in cui sia più grande la donna (49,3%). Tuttavia, oltre un quarto (26,9%), ritiene, invece, che non si tratterebbe di una relazione soddisfacente e duratura. Secondo uno su cinque (20,1%) la relazione può avere successo solo se è più grande l’uomo; mentre solo il 3,7% pensa che la coppia possa essere stabilmente felice se ad essere più grande è la donna.
Per le ragazze, rispetto ai ragazzi, la differenza di età riveste un ruolo meno importante nella buona riuscita di una relazione sentimentale: più della metà (52,5%) afferma che possa durare indifferentemente da chi sia più grande, contro il 45,2% degli uomini che la pensa allo stesso modo.

Amicizia tra uomo e donna? Impossibile o molto rara per quasi la metà dei giovani
Secondo la metà dei millennials può esistere l’amicizia tra uomo e donna senza che il sentimento si trasformi in qualcosa di diverso che implichi un coinvolgimento sentimentale o sessuale (50,6%). Ma uno su dieci (9,7%) lo ritiene “impossibile” e quasi 4 su 10 credono che sia “molto raro” (39,7%).
A dispetto di queste risposte, però, dalla rilevazione dell’Eurispes emerge che, alla domanda diretta “Hai un rapporto di vera amicizia con una persona dell’altro sesso?”, 7 su 10 rispondono affermativamente (71%).

A volte ritornano… Tradimenti e tabù: più della metà ha avuto rapporti sessuali con ex partner
Quando il partner tradisce, quasi 3 giovani su 10 (32,3%) sicuramente interromperebbero la relazione; il 37,3% lo farebbe “probabilmente”. Circa uno su 10, invece, afferma che probabilmente non chiuderebbe la storia e solo il 3,2% “sicuramente” proseguirebbe la relazione. Ben il 17,3% non sa fornire una risposta in merito.
Capita spesso che la fine di una relazione non sia definitiva, ma che porti con sé degli strascichi e che i due ex partner continuino a vedersi o ad avere rapporti sessuali anche dopo essersi lasciati. In effetti, chiedendo agli intervistati se, dopo la fine di una relazione, fosse capitato loro di avere rapporti sessuali con il/la ex partner, il 44,4% dei giovani risponde che non è mai capitato; ma al 20,4% è accaduto una volta; al 28,3% qualche volta e al 6,9% spesso; per un totale del 55,6% di ragazzi che hanno avuto almeno una volta rapporti sessuali con il proprio ex partner.

Temi etici e valori. Divorzio, aborto, unioni civili, adozione da parte degli omosessuali: sono conquiste sociali più per le donne che per gli uomini

Ai giovani è stato chiesto se alcune leggi o proposte di legge in tema di diritti civili che hanno diviso l’opinione pubblica possano essere considerate delle conquiste sociali.
Il divorzio è visto come una conquista sociale dal 93,9% degli intervistati (in particolare dal 95,8% delle ragazze e dal 91,6% dei ragazzi); la legalizzazione dell’aborto e l’approvazione di un decreto anti femminicidio dal’86% (rispettivamente 88,5% delle ragazze e 92,6% dei ragazzi; e 92,3% delle donne e 77,4% degli uomini). Il congedo parentale per entrambi i genitori raggiunge l’83,7% dei consensi (87,8% delle donne contro il 78,4% degli uomini); il riconoscimento delle unioni civili rappresenta una conquista per quasi 8 su 10 (78,2%, in particolare per l’82,5% delle donne e il 72,6% degli uomini). A chiudere la classifica: la proposta contro il Revenge Porn, considerato un obiettivo raggiunto dal 72% del campione (77,8% donne, 64,5% uomini); la possibilità di adozione per una persona singola raggiunge il 66,1% di favorevoli (69% donne, 62,3% uomini), mentre la possibilità di adottare per le coppie omosessuali sfiora il 64% (69% donne, 57,1% uomini). In generale, tutte le leggi o le proposte indicate, rappresentano una conquista sociale più per le donne che per gli uomini.
Scorporando i dati sulla base dell’area politica di appartenenza, il tema delle adozioni è quello che più di tutti divide le opinioni dei giovani italiani: l’adozione da parte di una singola persona è vista come una conquista sociale dall’80% degli elettori di centro e dal 74,4% di quelli di sinistra, ma supera a stento la metà dei consensi tra i ragazzi di centro-destra e del M5S (circa 52,5% per entrambi) e non raggiunge la metà fra quelli di destra (46,9%). Le differenze risultano ancora più marcate quando si parla di adozioni da parte degli omosessuali; quest’ultima è considerata una conquista sociale da più del 75% degli intervistati di sinistra e di centro-sinistra, dal 60% del campione di centro e dal 54% di quello del Movimento 5 Stelle; mentre fra i ragazzi di centro-destra e di destra le risposte negative superano nettamente quelle positive, con i “sì” che si fermano rispettivamente al 37,5% ed al 30,6%.

In quasi 3 casi su 10 i genitori tentano di influenzare le scelte sentimentali dei figli
La maggior parte dei giovani italiani non avverte la pressione dei genitori in campo sentimentale (il 46,5% non la avverte affatto, il 24,2% “poco”). Ma, circa un giovane su cinque (19,9%) ritiene che i genitori cercano o hanno cercato di influenzare “abbastanza” le proprie scelte sentimentali ed il 9,4% pensa che lo facciano “molto”. In particolare, sono i giovani provenienti dal Nord-Est a soffrire di più i tentativi dei genitori di influire sulle loro scelte sentimentali: in questo caso è il 36,1% del campione ad indicare la risposta “abbastanza” ed il 16,5% “molto”




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