Matteo Salvini, un dossier per smascherare i magistrati pro-immigrati
Sembra proprio che Matteo Salvini desideri mettere mette nel mirino i magistrati dopo la sentenza del Tar di Firenze che ha bocciato l’ordinanza sulle zone rosse. Il leader della Lega va allo scontro con le toghe che esprimono valutazioni negative sui suoi provvedimenti.
Da fonti del Viminale (riportate dai colleghi di Libero), trapela l’intenzione di procedere con alcune iniziative: ricorso al Consiglio di Stato contro il provvedimento del tar di Firenze, ricorso anche sulle altre sentenze che, a Firenze come a Bologna, hanno ordinato l’iscrizione all’anagrafe di alcuni richiedenti asilo, ma soprattutto ricorso all’Avvocatura dello Stato per “valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per l’assunzione di posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini”, si legge in una nota del Viminale.
Lo stesso Matteo Salvini sulla vicenda ha dichiarato”Non intendiamo controllare nessuno né creare problemi alla magistratura, soprattutto in un momento così particolare e delicato come quello che sta vivendo il Csm. L’Avvocatura dello Stato saprà consigliarci per il meglio: ci chiediamo, col dovuto rispetto, se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati siano compatibili con un’equa amministrazione della giustizia. Parliamo di iniziative pubbliche e riportate dai media, come è facilmente verificabile su internet”.
Notizia dell’ultim’ora . La gip Paola Di Nicola, in magistratura dal 1994, è in servizio al Tribunale di Roma, mettendo insieme i precedenti di 4 stranieri da lei arrestati di recente con accuse di violenza sessuale o maltrattamenti di donne, scriva «per conoscenza al capo di gabinetto del ministero dell’Interno», oltre che a Questore e Prefetto, affinché sia «valutata la possibilità di espellere gli indagati, per motivi di pericolosità sociale, al momento della scadenza» dell’arresto e prima ancora del processo. L’espulsione, per la gip, sarebbe lo «strumento per evitare, da parte delle istituzioni italiane, la vittimizzazione secondaria delle persone offese» (cioè delle donne vittime di violenza) «attraverso il rischio di reiterazione dei reati subìti»: e ciò alla luce della «Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne», che «impone agli Stati di garantire alle donne il diritto a un’esistenza libera dalla violenza».
Un momento storico e degli accertamenti che sono sicuramente una novità nella storia dell’intricato rapporto tra politica e magistratura.