Kick boxing – Continua a mietere successi la campionessa di kick boxing, Romina Cozzolino, unica calabrese in nazionale, che ha vinto il campionato nazionale assoluto, categoria -70 kg low kick, con la Fikbms, l’unica federazione Italiana kickboxing riconosciuta dal Coni.
“Seguiamo con grande soddisfazione i successi di questa nostra atleta – ha commentato l’assessore allo sport Carmine Vizza – della quale apprezziamo non solo le capacità tecniche ma la passione e l’abnegazione con le quali si dedica allo sport. Romina è motivo di orgoglio per tutta la città, abbiamo fatto il tifo per lei, lo faremo ancora di più nel prossimo importantissimo appuntamento sportivo che l’attende e per il quale grande è l’attesa”.
Romina Cozzolino non vuole mancare l’appuntamento con la storia e con la grinta che la contraddistingue si sta infatti preparando a difendere i colori della nazionale azzurra nel Mondiale di kickboxing che si terrà nel prossimo mese di ottobre a Sarajevo, in Bosnia. “Si sta allenando senza tregua” – ci racconta il suo coach Domenico Massarini – la kickboxing è per lei un impegno totalizzante, che assorbe completamente la sua vita”.
La kickboxing è nata in Giappone negli anni sessanta. In quel periodo le uniche forme di combattimento a contatto pieno erano il full contact karate, il muay thai thailandese, il Sambo russo, la savate francese, il taekwondo coreano, il karate contact ed il sanda cinese.
I giapponesi iniziarono a organizzare gare di karate a contatto pieno (karate full contact). Questo genere di combattimenti stava acquisendo interesse sempre maggiore finché negli anni ’70, alcuni maestri di arti marziali provarono a sperimentare una nuova formula unendo le tecniche di pugno del pugilato alle tecniche di calcio del karate e nacque così il Full Contact Karate.
Tuttavia vi fu una certa confusione dei nomi e degli stili, anche in virtù del fatto che nel Full Contact Karate si colpisce con i calci, dal busto in su, mentre nella kickboxing giapponese si potevano dare calci anche alle gambe.
A cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta con il termine kickboxing spopolò negli Stati Uniti una forma di full contact karate dove gli atleti vestivano dei lunghi e larghi pantaloni e delle apposite scarpe, ed inizialmente era vietato colpire con calci portati sotto la cintura; tra i più importanti enti ed organizzazioni vi erano WKA ed ISKA.
Successivamente, sempre in Giappone, nel 1993, venne organizzato un torneo chiamato K-1, in cui “K” sta per Karate, Kempo e Kickboxing. In questo torneo le regole sono quelle della kickboxing, ma sono valide anche le ginocchiate senza presa e i pugni saltati e girati. Lo scopo era mettere sullo stesso quadrato (ring) atleti di diverse arti marziali e sport da combattimento con un regolamento sportivo che permetteva loro di confrontarsi.
Visti i capitali elevatissimi e l’entusiasmo enorme dei giapponesi, in questi avvenimenti, il K-1 (diviso in due tornei: il K-1 World Grand Prix, riservato ai pesi massimi e il K-1 MAX, riservato alla categoria dei pesi medi) divenne il più importante torneo al mondo. Il termine “K-1” ha assunto attualmente l’accezione di uno sport da combattimento a sé stante, benché vi partecipino atleti provenienti dal muay thai, dalla kickboxing o da altri sport simili; il regolamento del torneo è chiamato K-1 Style.