Vaticano – Papa Francesco – Aprite il vostro cuore alla voce del Signore

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Papa -Aprire il proprio cuore alla voce del Signore. E’ un forte invito alla conversione quello che Papa Francesco ha rivolto nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta. Intessendo la sua riflessione sulla Parola proposta dalla Liturgia odierna, il Pontefice ha messo in guardia, con forza, dall’avere un cuore che non ascolta la voce del Signore e, facendo così per “giorni, mesi, anni”, diventa “come la terra senza acqua”, “si indurisce”. E quando c’è qualcosa che non gli piace, scredita e calunnia il Signore. Nel Vangelo odierno Gesù è chiaro: “Chi non è con me, è contro di me”. “O hai il cuore obbediente, o hai perso la fedeltà”, ricorda Francesco.

Il rischio di perdere la fedeltà

“Noi, tante volte, siamo sordi e non ascoltiamo la voce del Signore. Sì, ascoltiamo il telegiornale, il chiacchiericcio del quartiere: questo sì, lo ascoltiamo sempre”. Il Signore esorta però ad ascoltare la sua voce e non indurire il cuore. La Prima Lettura, tratta dal profeta Geremia (Ger 7,23-28), descrive proprio questa esperienza di Dio davanti al “popolo testardo, che non vuole ascoltare”, dice il Papa. Questo brano di Geremia è dunque “un po’ il lamento del Signore”: Dio ordina al popolo di ascoltare la sua voce legando questo alla promessa che sempre sarà il loro Dio e “voi – dice – sarete il mio popolo”. Ma il popolo non lo ha ascoltato, “le orecchie chiuse” anzi – sottolinea il Papa chiedendo ad ognuno di ascoltare cosa dice il Signore e pensare “se non ha fatto lo stesso” – “procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle”. “Il Signore non conta: io preferisco questo”, “sì, c’è Dio lì, ma io faccio le cose mie”, afferma Papa Francesco.  Sempre nella Prima Lettura, Dio infatti ricorda, fin dall’uscita dall’Egitto, di aver inviato “con assidua premura tutti i miei servi, i profeti”, ma di non essere stato ascoltato: “anzi, hanno reso dura la loro cervice, divenendo peggiori dei loro padri”. “Dirai loro tutte queste cose”, dice il Signore, “ma non ti ascolteranno” e finisce quindi con “questa dichiarazione triste” che “è una testimonianza di morte”: “La fedeltà è sparita”.

Un popolo senza fedeltà, che ha perso il senso della fedeltà. E questa è la domanda che oggi la Chiesa vuole che noi ci facciamo, ognuno: “Io, ho perso la fedeltà al Signore?” – “No, no, vado tutte le domeniche a Messa …” – “Sì, sì: ma quella fedeltà del cuore: io ho perso quella fedeltà, o il mio cuore è duro, è ostinato, è sordo, non lascia entrare il Signore, si arrangia da solo con tre o quattro cose poi fa quello che vuole?”. Questa è una domanda per ognuno di noi: tutti dobbiamo farcela, perché la Quaresima serve a questo, per riseminare il nostro cuore. “Ascoltate oggi la voce del Signore” è l’invito della Chiesa. “Non indurite il vostro cuore”. Quando uno vive con il cuore duro, che non ascolta il Signore, va oltre il non ascoltarlo e quando c’è qualcosa del Signore che non gli piace, lascia da parte il Signore con qualche pretesto, scredita il Signore, calunnia il Signore, diffama il Signore.

“E’ quello che è successo a Gesù con la gente”, dice il Papa richiamandosi alla pagina del Vangelo di oggi (Lc 11,14-23), per far comprendere cosa significhi screditare il Signore. Gesù faceva dei miracoli, guariva gli ammalati “per far vedere che aveva il potere di guarigione anche delle anime, dei cuori nostri. E questi ostinati cosa hanno detto? ‘E’ per mezzo di Belzebù, il capo dei demoni, che Egli scaccia i demoni’”, ricorda Francesco che nota come “screditare il Signore” sia “il penultimo passo di questo rifiuto del Signore”. Prima, non ascoltarlo lasciando che il cuore divenga duro, poi screditarlo. Manca solo “l’ultimo passo dal quale non c’è ritorno, che è la bestemmia contro lo Spirito Santo”, prosegue il Papa che ricorda le forti parole di Gesù, al termine di questo Vangelo:

Gesù cerca di convincerli, ma non va … E alla fine, così come il profeta finisce con questa frase chiara – “la fedeltà è sparita” – Gesù finisce con un’altra frase che può aiutarci: “Chi non è con me, è contro di me”. “No, no, io sono con Gesù, ma a una certa distanza, non mi avvicino troppo”: no, questo non esiste. O sei con Gesù, o sei contro Gesù; o sei fedele o sei infedele; o hai il cuore obbediente o hai perso la fedeltà. Ognuno di noi pensi, oggi, durante la Messa e poi durante la giornata: un po’ ci pensi. “Come va la mia fedeltà? Io, per rifiutare il Signore, cerco qualche pretesto, qualche cosa e scredito il Signore?”. Non perdere la speranza. E queste due parole – “la fedeltà è sparita” e “chi non è con me è contro di me” – ancora lasciano spazio alla speranza, anche a noi.

Ritornare al Signore

Il Papa conclude l’omelia ricordando però che si è chiamati a ritornare al Signore, come si esorta a fare nell’Acclamazione al Vangelo: “Ritornate a me con tutto il cuore”, dice il Signore, “perché sono misericordioso e pietoso”. “Sì, il tuo cuore è duro come questa pietra”, “tante volte mi hai screditato per non obbedirmi”, “ma ancora c’è tempo”:

“Ritornate a me con tutto il cuore”, dice il Signore, “perché io sono misericordioso e pietoso: io dimenticherò tutto. A me importa che tu venga da me. Questo è quello che importa, dice il Signore. E dimentica tutto il resto. Questo è il tempo della misericordia, è il tempo della pietà del Signore: apriamo il cuore perché Lui venga in noi.




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