Renzo Arbore e Nino Frassica salutano l’amico Mario Marenco

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Mario Marenco – ”Oggi non posso far ridere, è morto Mario, non ce la faccio”. Un commosso Nino Frassica ha ricordato l’amico e collega Mario Marenco nella puntata Che Tempo Che Fa, su Rai1,  tra gli applausi del pubblico. L’attore si è spento, presso il Policlinico Gemelli di Roma ad 85 anni.

È stato Fabio Fazio ad anticipare agli ospiti che sedevano al suo tavolo e ai telespettatori di Rai 1 che Frassica non avrebbe “fatto il suo usuale percorso”. “Il mio lavoro è fatto di umore e quando faccio gli sketch io sono il primo a divertirmi – ha spiegato il comico con gli occhi lucidi – . Stasera non ho voglia di divertirmi, non me la sento di scherzare perché purtroppo oggi è scomparso Mario Marenco col quale avevo una grande amicizia”.

L’applauso del pubblico negli studi di Che tempo che fa ha coperto il silenzio dovuto alla voce interrotta dalla commozione di Nino Frassica, che si è lasciato trasportare dai ricordi raccontando una degli ultimi momenti di vita condivisi con Mario Marenco. “Mi ricordo una delle ultime passeggiate in cui lui guidava contromano. Sbagliava le strade, ma io lo perdonavo perché ridevo e poi non so guidare, quindi non potevo prendere posizione – ha detto, con il sorriso e ancora tanta commozione negli occhi – . Ci divertivamo con niente, era un grande!”.

Anche Renzo Arbore ha ricordato l’amico e compagno di avventure: “E’ il migliore umorista che abbia mai conosciuto, un intellettuale finissimo, un personaggio che svettava per la sua originalità e per la straordinaria indipendenza”.

“Ne parlo con cognizione di causa perché ci ho lavorato 14 anni alla radio ci ho fatto due film e i programmi televisivi. Marenco era assolutamente unico, totalmente fuori legge, totalmente fuori ordinanza. Era anche fuori, come personalità, da quelle piccolissime cose dei personaggi dello spettacolo era un geniale architetto e designer che aveva una caratteristica: la modestia terribile che ne nascondeva le qualità. Ma noi che lo conoscevamo a fondo, io, Boncompagni, Frassica, lo abbiamo sempre considerato il numero uno in assoluto. Superiore anche ai comici e umoristi di ieri e di oggi”.

“Lo sentivo sempre e ogni volta si inventavano delle gag, perfino sul letto della clinica dove sono andato a trovarlo con Ugo Porcelli. Era un vero intellettuale, cioè uno che fa lavorare l’intelletto”.

“È stato innanzitutto un genio assoluto, il più grande umorista di tutti i tempi e non temo di esagerare. Vuol sapere una cosa? L’unico conforto che avrò dalla morte di Mario è che d’ora in avanti potrò parlar bene di lui senza esserne più schernito. Lui era fatto così, persino i complimenti lo lasciavano indifferente”.

Marenco “era un irregolare che non aveva ambizioni di successo, eppure il successo gli arrideva perché trasudava intelligenza: ecco – dice Arbore tra un sospiro e un sorriso – questa definizione gli sarebbe piaciuta, perché si vedeva che dietro il sorriso c’era sempre un dispetto che faceva a se stesso come persona seria e alle istituzioni che lo registravano. Se gli chiedevo ‘Mario, perché lavori?’, rispondeva “Per sfregio”. E l’ultima volta che, in ospedale, gli ho chiesto ‘Come stai, mi ha risposto: “Una catastrofe”». “Oggi tutti noi amici lo rimpiangiamo” – conclude Arbore – ma spero venga ricordato non solo dal pubblico dei coetanei, ma venga scoperto anche da coloro che vogliono imparare come si fa a ridere in maniera intelligente”.

Nato a Foggia il 9 settembre 1933, Marenco si era laureato in architettura nel 1957 all’Università di Napoli, ottenendo poi borse di ricerca a Stoccolma e Chicago. Nel 1960 aveva aperto un atelier di architettura e design, lo Studio Degw con sede a Roma, collaborando con le più importanti case automobilistiche italiane per la realizzazione dei loro stand espositivi.

Marenco debuttò in televisione con Cochi e Renato e Enzo Jannacci nel programma “Il buono e il cattivo” e raggiunse il successo nel 1970 con il programma radiofonico “Alto gradimento” scritto con Giorgio Bracardi e condotto dagli stessi Arbore e Boncompagni, creando la figura del Colonnello Buttiglione, uno stralunato alto ufficiale dell’Esercito Italiano.

E’ stato poi Mr. Ramengo nel programma “L’altra domenica”, strampalato inviato che, successivamente al reportage urlava “Carmine!”. È stato poi protagonista di numerosi programmi TV.

Sporadicamente si è affacciato anche sul grande schermo con i suoi personaggi. Ricordiamo “Il colonnello Buttiglione diventa generale“, “Il pap’occhio”  e “FFSS, che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” questi ultimi due diretti da Renzo Arbore.

Fino ad un paio di anni fa, non era difficile incontrarlo per le strade di Roma, nel quartiere di Vigna Clara alla guida della sua Mercedes che guidava lentamente, col suo sorriso ironico sempre stampato sul viso.

Grazie a Mario Marenco per la sua comicità semplice ed educata ma senza dubbio ricca di immensa genialità.

 

 

 




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