Alvaro Loiacono – C’è aria di polemica in Svizzera, e specialmente in Ticino, dopo l’estradizione in Italia di Cesare Battisti. La lega dei Ticinesi ha chiesto che la Svizzera faccia la stessa cosa con Alvaro Lojacono, oggi Baragiola, che lavora come assistente all’Università di Friburgo. L’interessato ha detto la sua durante un’intervista al portale Ticinonline.
Arrestato nel giugno del 1988 a Lugano, Alvaro Baragiola era ricercato dalla giustizia italiana per l’omicidio di uno studente a Roma e per la partecipazione a degli attentati delle Brigate Rosse.
Baragiola è conosciuto in Italia con il cognome del padre, Lojacono. Ha optato per quello della madre (da cui ha ottenuto la nazionalità svizzera) negli anni ’80 al suo arrivo nella Confederazione dopo essere fuggito dall’Italia alla volta del Brasile alla fine degli anni ’70.
Dopo il suo arresto, aveva rifiutato l’estradizione in Italia. Era stato condannato a Lugano a 17 anni di reclusione per la partecipazione all’assassinio del giudice romano Girolamo Tagliarone nell’ottobre del 1978.
Le altre accuse italiane, in particolare quella della partecipazione al rapimento e all’uccisione dell’allora presidente del Consiglio Aldo Moro erano state abbandonate per mancanza di prove.
Alvaro Loiacono ha scontato 11 anni in carcere per poi essere liberato per buona condotta. Lavora attualmente come assistente all’Università di Friburgo. Compirà 64 anni il prossimo maggio.
La Lega dei Ticinesi, per voce del deputato alla camera bassa del parlamento elvetico Lorenzo Quadri, ha lanciato un appello al Ministro degli esteri Ignazio Cassis affinché Baragiola venga estradato in Italia.
L’ex procuratore generale del canton Ticino John Noseda, che allora era l’avvocato difensore di Baragiola ha negato questa eventualità: “Niente è cambiato rispetto al 1989. Baragiola è un cittadino svizzero e la Svizzera non estrada i suoi cittadini”. Il mio ex cliente è stato condannato a Lugano per i fatti riconosciuti in Svizzera, oltretutto l’Italia non ha mai chiesto l’estradizione”.
Quest’ultimo aspetto è stato sottolineato dallo stesso Baragiola in un’intervista rilasciata al portale TicinonlineLink esterno: “una ‘consegna’ come la richiede la Lega equivarrebbe a una deportazione alla boliviana, che la Confederazione non prevede”, ha detto.
Baragiola si dichiara disposto a essere giudicato da una corte in Svizzera per tutte le condanne inflittegli in Italia, compreso il “Moro Quater”, anche l’ergastolo. Toccherebbe però all’Italia presentare quella che tecnicamente viene chiamata “una richiesta di exequatur” corretta e completa.
“Sono passati 40 anni e l’Italia si è sempre mossa in una logica di vendetta, come si è ben visto anche nel caso Battisti, e non ha mai rinunciato a un quadro giuridico d’eccezione. In una giustizia normale la ‘certezza della pena’ vale anche per il detenuto: io sono stato scarcerato quasi venti anni fa, e sto ancora come prima dell’arresto, senza sapere se un giorno o l’altro mi riarrestano o mi riprocessano per qualcosa. Se ora l’Italia decidesse di muoversi con una richiesta come quella che ipotizza (la richiesta di exequatur corretta e completa, ndr), io l’accetterei senza obiezioni, almeno metteremmo la parola fine a questa vicenda”, ha dichiarato l’uomo a Ticinonline.
Siamo certi che di questa storia ne continueremo a parlare ancora ed in tempi brevi.