Arte – Musei vaticani – La spiritualità russa raccontata dai capolavori della pittura

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Musei Vaticani – “La Russia non si intende con il senno, nè la misura col comune metro: la Russia è fatta a modo suo, in essa si può credere soltanto” come scriveva il poeta Fëdor Ivanovič Tjutčev.

La spiritualità russa è in mostra a Roma e più precisamente in Vaticano grazie ad un “pellegrinaggio” d’arte I Musei Vaticani, la Galleria Nazionale Tretyakov e il Ministero della Cultura della Federazione Russa hanno lavorato insieme per organizzare Pilgrimage of Russsian art. From Dionysius to Malevich.

Sarà il Braccio Carlo Magno fino a febbraio ad ospitare questa strada che porta senza cronologia ma con lo spirito dell’anima, il visitatore attraverso il mondo russo.

Le icone antiche si alternano ai quadri dell’800 che dopo la grande stasi dell’arte legata solo allo sviluppo del sacro, inizia un nuovo percorso che cerca di raggiugere le nuove realtà dell’Europa Occidentale.

Ad accompagnare la mostra un indispensabile catalogo che introduce alla realtà dell’arte di un paese così complesso e ricco di sfumature. La cultura russa di fine ‘800 è caratterizzato da un profondo divario tra scienza e filosofia, si creava una tensione tra postivismo e metafisica.

La mostra, curata da Arkadi Ippolitov, Tatyana Udenkova e Tatyana Samoilova, vuole presentare il messaggio culturale e spirituale dell’arte russa nel cuore del mondo cristiano occidentale. I capolavori sono inseriti all’interno di un percorso espositivo ideato in maniera tale da seguire la maestosa architettura del Bernini rispecchiandone la solennità all’interno del quale icone antichissime e dipinti realisti del XIX secolo dialogano tra loro in base ad analogie inattese, ma evidenti.

Le opere raccontano come la storia dell’arte russa, in tutte le sue epoche, sia stata sempre segnata dai medesimi codici culturali e spirituali.

I capolavori della Pinacoteca Vaticana. Bellini, Raffaello, Caravaggio” – ospitò 42 opere d’arte della Pinacoteca Vaticana, sono i Musei della Santa Sede, oggi, ad accogliere 54 capolavori, molti dei quali mai usciti prima dalle sedi dove vengono custoditi abitualmente, provenienti dalla celebre Galleria e da altri musei russi.

“Un evento, anche questa volta, senza precedenti per il quale le due grandi istituzioni museali hanno ideato e realizzato un progetto di alto livello artistico che si auspica di replicare il successo avuto a Mosca”, ha dichiarato Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, presentando in sala stampa vaticana l’iniziativa.

La mostra inserisce i capolavori all’interno di un percorso espositivo semplice ed elegante – ideato in maniera tale da seguire la maestosa architettura del Bernini rispecchiandone la solennità – all’interno del quale icone antichissime e dipinti realisti del XIX secolo dialogano tra loro in base ad analogie inattese, ma evidenti. “La mostra non segue un principio cronologico definito ma percorre trasversalmente l’arte figurativa russa dal XV al XIX secolo”, ha spiegato la direttrice dei musei vaticani Barbara Jatta: “Solo all’apparenza così lontane e diverse, le opere raccontano come la storia dell’arte russa, in tutte le sue epoche, sia stata sempre segnata dai medesimi codici culturali e spirituali”. Così “L’apparizione di Cristo al popolo” di Alexander Ivanov si trova accanto alle icone “Battesimo” e “Trasfigurazione” entrando in relazione con la “Trinità” di Paisius, che è appesa di fronte. Il “Dolore inconsolabile” di Ivan Kramsky è opposto all’icona “Non mi singhiozzare, Madre” e il suo “Cristo nel deserto” si trova accanto a “Cristo nella segreta”, una scultura in legno del XVIII secolo di Perm. “La vita è ovunque” di Nikolay Yaroshenko è adiacente a “Madonna di Kykkos” di Simon Ushakov, riecheggiando il formato e il colore dell’icona e, in un certo senso, la sua composizione ritmica.

L’icona di Solvychegodsk “La visione di Eulogio” è collocata di fronte al dipinto “Oltre l’eterna pace” di Isaac Levitan e al “Giudizio universale” del XVI secolo – accanto al “Quadrato nero” di Kazimir Malevich. La mostra finisce con “Cristo portacroce” di Mikhail Nesterov e l’icona del XVI secolo “Ti rallegra”, che incarna lo spirito del conciliarismo russo, l’unità spirituale di tutto il popolo nella chiesa e nella vita mondana.

Tra gli altri “dipinti principali” dell’arte russa che lasciano le mura della Galleria Tretyakov e si recano ai Musei Vaticani “Non aspettato”, “Processione religiosa nella provincia di Kursk” e “Prima della confessione” di Ilya Repin, “Troika. Gli alunni-artigiani stanno portando acqua” e “Annegata” di Vasily Perov, “Che cos’è la verità? Cristo e Pilato” e “Calvario”di Nikolay Ge, “Il Demone (seduto)” di Mikhail Vrubel, “Trinità” di Natalia Goncharova, “Mosca. Piazza Rossa” di Vasily Kandinsky, “Bagnatura del cavallo rosso” e “1918 in Pietrogrado” di Kuzma Petrov-Vodkin. Uno solo il ritratto presente: si tratta della celebre opera di Vasily Perov “Ritratto di F. M. Dostoevskij”.

“La bellezza crea ponti, avvicina culture diverse e rende tutti fratelli”, ha detto Jatta, sintetizzando il percorso della Mostra con tre sostantivi: “Arte, spiritualità e bellezza”. “L’arte è bellezza, in tutte le sue forme e declinazioni e assolve la sua straordinaria funzione in modalità sempre sorprendenti”, ha spiegato: “La felice collaborazione artistica fra il Vaticano e la Russia che ha già visto la realizzazione dell’esposizione ‘Roma Aeterna’, continua oggi con la realizzazione di uno scambio, un ponte appunto, che permette ai tanti visitatori del Vaticano e non solo di ammirare la grande pittura russa di oltre sei secoli”. La mostra e il catalogo che l’accompagna sono stati resi possibili grazie al generoso sostegno della fondazione Art, Science and Sport di Alisher Usmanov.

Da segnalare come l’’esposizione non segua un percorso cronologico, per cui icone antichissime e dipinti realisti del XIX secolo dialoghino tra loro in base ad analogie inedite ed inattese, ma comunque evidenti, sottolineando come la storia dell’arte russa, in tutte le sue epoche, sia stata sempre segnata dai medesimi codici culturali e spirituali.

“L’idea dell’esposizione è di mostrare la parentela, che si è rivelata inestirpabile, nonostante la rottura dei legami culturali durante il regno di Pietro I; fare confronti sul principio delle inaspettate ma ovvie analogie, rivelando che l’arte russa non è due stadi diversi e quasi opposti, ma un tutto unico”hanno sottolineato gli organizzatori.

L’esposizione, allestita all’interno del Braccio di Carlo Magno, rimarrà aperta gratuitamente al pubblico dal 20 novembre 2018 al 16 febbraio 2019. Orari: Lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 9.30 alle 17.30; mercoledì dalle 13.30 alle 17.30; sabato dalle 10 alle 17. Chiuso la domenica.




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