Volley maschile: Rossini il ministro della difesa azzurro

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Rossini – Salvatore Rossini è divenuta una vera e propria stella della squadra azzurra di pallavolo ed il quarto posto del mondiale azzurro è sicuramente passato anche per le sue mani. Lo chiamano il ‘ministro della difesa’ perchè con lui in campo è molto difficile passare, un vero e proprio incubo per gli attaccanti avversari. Sacrifici impegno, sudore e concentrazione ma senza dimenticare di studiare.

Ricordando il mondiale Salvatore Rossini racconta: ““Di quelle che sogni fin da quando sei bambino. L’ho vissuto più fuori che dentro al campo, ma credo di aver dato sempre una mano alla squadra nel momento del bisogno. Siamo stati forti per due motivi: perché avevamo un gruppo di ferro e perché siamo stati letteralmente spinti dall’amore della gente. A Rio abbiamo conquistato una medaglia d’argento olimpica e anche lì l’affetto fu importante, ma il Mondiale in casa è stata tutta un’altra storia. Le persone hanno voluto bene a questa Nazionale fatta di ragazzi con le facce pulite, sempre disponibili e sorridenti. In un momento in cui gli altri sport balbettano noi abbiamo rappresentato una Nazione. I ragazzi del 2010 sono arrivati al 4° posto, eppure l’affetto che abbiamo ricevuto noi credo sia imparagonabile: palazzetti strapieni, milioni di telespettatori da casa. Giocavamo sempre tutti insieme, titolari, gregari e popolo della pallavolo”.
Ricorda con piacere l’esordio di Roma al Foro Italico: ““Mi ritengo una persona fortunata, nella vita e nello sport. È la terza volta che gioco al Foro italico e dal sud Pontino partono sempre autobus pieni di amici per venirmi a tifare. Mi sono sentito come quando scendevo in campo nelle palestre sotto casa. Ho ritrovato tanti amici e tanti altri ne ho conosciuti. Roma è stata pazzesca per come mi ha accolto. All’aperto, sotto le stelle, con le tribune attaccate al campo: è qualcosa di magico che a parole non si riesce a spiegare. Ci tremavano le gambe. Abbiamo trovato palazzetti pieni ovunque, ma quello che ho vissuto a Roma non lo posso paragonare. È stato tutto così speciale anche perché avevamo il tifo del Presidente della Repubblica, mica uno qualunque. Anche Mattarella si è fatto trascinare, ha partecipato alla ola ed è stato accolto da un mare di applausi. Posso dirlo? È stata una figata pazzesca”.
E dopo il mondiale una ripresa con i fiocchi con la vittoria in supercoppa su Trento…..”“È il mio sesto trofeo qui ed è forse il più bello. Stavolta nessuno ci dava favoriti, stiamo lavorando insieme solo da pochi giorni. A Modena si respira pallavolo ovunque: nelle strade, nei bar. Un po’ come avviene a Roma per il calcio. Tutti parlano di volley. Dedico questa vittoria ai tifosi, alla mia famiglia che fa tanti sacrifici e mi dà la tranquillità giusta per vincere e alla società che ha passato un momento complicato e oggi vuole riaprire un ciclo. Direi che abbiamo iniziato col piede giusto”.
Che ha di speciale la pallavolo?
“A differenza di sport come il calcio siamo in un mondo più vivibile. Se fossi un calciatore probabilmente farei una vita diversa e a me non piace molto stare sotto i riflettori dalla mattina alla sera. È chiaro che il nostro movimento invece ne avrebbe bisogno, spero che l’ondata positiva di questo Mondiale si rifletta su una maggiore considerazione del volley a tutti i livelli. Dobbiamo raccogliere i frutti di questo entusiasmo. La nostra è una formula vincente perché avvicina le persone ai loro idoli, di fatto rendendoli più umani e meno eroi”.
E sullo studio…. ““Al liceo faticavo un po’, poi ho scoperto la passione dello studio e oggi sto continuando con la specialistica in logistica e produzione. La mia professoressa di Analisi 1 un giorno mi ha detto che non sarei riuscito a studiare e a giocare a pallavolo. Dovevo scegliere. A casa tengo la mia tesi accanto alla medaglia olimpica di Rio che ho vinto con la Nazionale a Rio per ricordarmi ogni giorno che nulla è impossibile se ci metti impegno e forza di volontà. Per questo insegnamento devo ringraziare i miei genitori perché se prendevo brutti voti a scuola mi toglievano la pallavolo. Oggi studio perché mi piace, mi arricchisce e mi garantisce un futuro che va oltre lo sport”.




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