La Libia lancia pesanti accuse alla Francia di Macron: “Così fanno passare i migranti”

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Migranti – La Libia lancia pesanti accuse alla Francia di Macron e la testimonianza è tutta da raccontare. Ancora una volta l’inchiesta dei colleghi di ‘Occhi della guerra’ sra scoperchiando un vaso di Pandora che, se non verrà velocemente richiuso, sarà causa di polemiche internazionali a non finire. I rapporti tra Macron e Salvini non sono cero buoni, al presidente francese da molto fastidio un ministro dell’Interno italiano che va in Libia a trattare, che chiude i porti ai migranti, che non si asserve ad un Unione Europea che si vuole reggere sull’asse franco-tedesco. Qualcosa è cambiata, qualcosa sta cambiando e molto potrà cambiare!
Da dove nasce l’ottimistica affermazione? Non molti sanno che, nonostante le aggressioni dei media e dei radical chic all’operato del governo italiano sull’immigrazione, dal 1 Luglio le redini dell’Europa saranno in mano (almeno ufficialmente) all’Austria, Paese che condivide molto con l’Italia sulla vicenda immigrati.
Ma andiamo alla notizia….. Le truppe francesi stanziate tra il Niger e la Libia lasciano passare indisturbati migranti e trafficanti di uomini. Lo sostengono Jamal Adel, giornalista libico che vive nella zona sud-est del Kufra, e il Fezzan Libya Group, l’organizzazione che monitora il traffico di persone nella capitale libica del sud di Sebha.
Dopo la proposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini di creare dei centri di accoglienza nei Paesi confinanti con la Libia, i libici che si trovano vicini al confine mettono ora in guardia Roma: “I francesi non stanno facendo nulla per fermare il traffico di persone perché non ne soffrono le conseguenze. Quelli che soffrono davvero sono i libici e gli italiani”, dice Adel a Gli Occhi della Guerra.

Le truppe francesi, infatti, starebbero fornendo sostegno medico ai migranti, senza però farli tornare nei loro Paesi d’origine. Anzi: i francesi permetterebbero ai migranti di passare il confine libico dove trovano alcuni trafficanti che li conducono sulle coste per poi iniziare il loro viaggio della speranza verso l’Italia.

Sia la Francia che il Niger ignorano il traffico di persone che avviene sul territorio sotto il loro controllo. “I trafficanti passano liberamente sotto il naso delle truppe francesi”, aggiunge l’organizzazione di Fezzan. “Se il Niger e la Francia pensano che il traffico di persone sia secondario, l’Italia e la Libia pensano sia un problema primario perché sono direttamente colpiti da questo fenomeno”.

Per questo i libici vorrebbero una collaborazione più forte con l’Italia. Un’operazione di questo tipo dovrà però per forza fare i conti con la presenza francese. “Quando l’Italia propose di mandare 140 militari in Niger, la missione fu abortita perché la Francia si oppose. La Francia non vuole che l’Italia prenda troppo potere geo-politico sul suo territorio”, aggiunge l’organizzazione Fezzan Libya Group.

La Francia non vuole l’Italia sul territorio del Niger perché con questo Paese ha uno stretto rapporto di interessi: dipende infatti dall’esportazione di uranio per la sua centrale nucleare nel villaggio di Arlit. A marzo infatti anche il presidente nigerino Mahamadou Issoufou, che ha rapporti stretti con il governo francese, si oppose alla presenza italiana in Niger.

La Francia inoltre sta sostenendo la tribù di Awlad Sliman, nel Sud della Libia. Storicamente, la Francia ha sempre appoggiato questa tribù e l’ha riportata in Libia dopo l’occupazione italiana per controllare la zona del Sud del Paese, che è ricca di petrolio.

Negli ultimi mesi, specialmente durante la crisi di governo in Italia, la Francia si è ritagliata un ruolo sempre più importante nelle negoziazioni libiche: Parigi sostiene il governo dell’Est di Khalifa Haftar, rivale di quello di Tripoli, appoggiato invece dall’Italia.
Allo stesso tempo, però, il governo francese cerca di mantenere un controllo indipendente da Haftar nel sud della Libia sostenendo varie tribù, tra cui anche quella del Tebu, che recentemente è stata invasa da mercenari e milizie del Ciad e dal Niger.

I libici nell’area del sud di Fezzan non hanno dunque un’opinione positiva del ruolo che la Francia sta avendo nell’area del sud della Libia, dove il traffico di essere umani è notevole. “I libici sperano che Salvini mantenga la parola data, vogliono che siano controllati i loro confini e che il traffico di persone venga fermato”, aggiunge l’organizzazione Fezzan Libya Group.

Massima attenzione dunque al Niger, tornato al centro dell’attenzione mediatica occidentale, perché prima ancora che dalla Libia e dalle coste libiche, i gruppi di migranti passano proprio da questo paese, crocevia tra i territori della Costa d’oro ed il Sahel. Chiunque dal Gambia, dalla Nigeria, dal Ghana, dalla Libera o dalla Costa d’Avorio o da altri paesi sub sahariani deve raggiungere la Libia per poi imbarcarsi verso l’Europa, deve passare dal deserto sabbioso del Niger.

Punto di riferimento importante appare essere la città di Agadez: la località si trova al centro della rotta dei migranti: qui le organizzazioni hanno basi logistiche ed appoggi vitali per poter far proseguire i viaggi della speranza verso il confine libico, che dista dalla città circa ottocento chilometri. Nel corso degli anni, complice anche la rivolta tuareg dello scorso decennio, Agadez ha perso tutti i turisti e la conseguente economia derivante dal loro afflusso sul territorio ed adesso, come riporta l’agenzia Agi in un articolo dello scorso novembre, sembra essere stato tutto convertito verso il ‘commercio’ sommerso ma non per questo meno florido che riguarda la tratta dei migranti.

I Pick up che prima trasportavano turisti, adesso fanno la spola lungo gli ottocento chilometri del deserto che separano il centro della città con il confine libico: “I pick up partono con venti migranti a bordo alla volta che vengono lasciati poi una volta raggiunta la Libia”. Di fatto, la città sembra rappresentare il primo avamposto lungo il deserto poi, una volta oltrepassato senza troppe difficoltà il confine con il fallito Stato libico, le organizzazioni criminali gestiscono la tratta tra le città libiche di Ghat e Sheba prima di giungere, da lì, a Sabrata e nei punti della costa tripolina da dove poi i migranti vengono imbarcati verso la Sicilia.

Il Niger appare dunque un vero e proprio porto franco nel cuore del Sahara per chi, lucrando sulla disperazione altrui, guadagna milioni di Dollari organizzando i viaggi che poi culminano con le traversate del Mediterraneo.




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