Impeachment: la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica

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Impeachment -Le decisioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha deciso di ‘bloccare’ il Governo Lega-Cinque ha alimentato una situazione politica e sociale sempre più carica di tensioni.
In questo pezzo però lungi da me fare polemiche, il compito è soltanto quello di spiegare (ai tanti lettori che ce lo hanno chiesto) cosa potrà accadere ora, quale scenario si apre dinnanzi a questa parola. ‘Impeachment’.

Impeachment. E la decisione finale non spetta al Parlamento, ma alla Corte Costituzionale. I passaggi che una procedura così delicata prevede sono tanti e complessi, non a caso non si è mai arrivati alla fine di questo percorso. Innanzitutto la richiesta va presentata al presidente della Camera con tutto il materiale probatorio a sostegno dell’accusa. Il presidente della Camera trasmette poi il dossier ad un comitato apposito, costituito dai componenti della giunta del Senato e della Camera, i cui membri devono rappresentare tutte le forze politiche. Il comitato ha il compito di decidere sulla legittimità dell’accusa, e dopo aver preso una decisione, votata a maggioranza, presenta una relazione al Parlamento riunito in seduta comune. Il comitato può scegliere di archiviare il caso se ritiene che le accuse sono diverse da quelle stabilite dell’art. 90 della Costituzione, o deliberare la votazione in aula della messa in stato d’accusa. In entrambi i casi il presidente della Camera riunisce di nuovo il Parlamento, che poi deve esprimersi sull’autorizzazione a procedere. Il Parlamento può chiedere ulteriori indagini o mettere in discussione la competenza parlamentare dei reati imputati. Il Parlamento vota quindi sulle eventuali proposte. Se sono respinte, si prende atto delle decisioni del comitato. Se delibera di archiviare il caso, la decisione viene approvata senza il passaggio del voto. Se la relazione propone la messa in stato d’accusa, si vota a scrutinio segreto. Per procedere però la proposta di destituzione deve raggiungere la maggioranza assoluta dell’assemblea. Ma non è finita qui: se il Parlamento dà l’autorizzazione a procedere, il caso passa alla Corte Costituzionale, a cui vengono affiancati sedici giudici aggregati, estratti a sorte da un elenco di quarantacinque persone compilato dal Parlamento ogni nove anno e i cui requisiti di accesso sono gli stessi dei giudici della Corte. Nella stessa seduta il Parlamento elegge i rappresentanti dell’accusa che fanno da pm durante le sedute della Corte, che decide attraverso un vero e proprio processo al cui termine arriva una sentenza.




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