Cappella della Domus Sanctae Marthae – Papa Francesco invita ad aver pazienza ed a non rassegnarsi mai

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Questa mattina, nella meditazione quotidiana nella Cappella della Domus Sanctae Marthae il Papa ha messo l’accento sulla Pazienza invitando a non rassegnarsi mai!

“I nostri fratelli perseguitati nel Medio Oriente, cacciati via per essere cristiani — e loro ci tengono a essere cristiani — sono “entrati in pazienza” come il Signore nella momento della sua passione: con questo pensiero a quanti stanno vivendo sulla loro pelle il dramma della persecuzione”.

Un pensiero accompagnato da un consiglio spirituale molto pratico: vivere «la perfetta letizia». Perché quando si cede all’impazienza e si alza la voce, bisogna ricordare piuttosto la “pazienza che Dio ha con noi; o pensare a quei genitori che accolgono figli disabili o malati con una pazienza che è esattamente il contrario della rassegnazione”.

“L’apostolo Giacomo ci dice che è “perfetta letizia” quando subiamo ogni sorta di prove” ha fatto subito presente il Pontefice riferendosi, appunto, al passo della lettera di Giacomo (1, 1.11): Sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla. Se qualcuno di voi è privo di sapienza — e si capisce di pazienza, pure — la domandi a Dio.
“Per Giacomo perfetta letizia è quando subite ogni sorta di prove. L’apostolo ripete l’ultima delle beatitudini nell’elenco di Matteo: ‘Beati voi quando vi insulteranno, quando vi perseguiteranno e diranno ogni sorta di cose contro di voi per causa mia. Beati. Beati voi’. Dunque, perfetta letizia quanto subite ogni sorta di prove, sapendo che quella fede, nella prova, produce pazienza”.

“Non è facile capire cosa sia la pazienza, cosa sia essere paziente nella vita, cosa significa essere paziente davanti alle prove: possiamo dire che la pazienza non è un atteggiamento degli sconfitti, la pazienza cristiana non va per la strada della sconfitta, è un’altra cosa. Perciò quelli che pensano che avere pazienza è portare nella vita una sconfitta sbagliano e invece di pazienza hanno rassegnazione. E magari dicono: nella lotteria della vita mi è capitato questo e lo porto avanti. Ma questa non è pazienza, questa è rassegnazione e della rassegnazione non parla l’apostolo, parla della pazienza”.

“La pazienza è una virtù della gente che è in cammino, non di quelli che sono chiusi, fermi e quando si va in cammino capitano tante cose che non sempre sono buone: a me dice tanto sulla pazienza come virtù in cammino l’atteggiamento dei genitori quando viene un figlio ammalato o disabile, nasce così, ed essi dicono ‘Ma grazie a Dio che è vivo!: questi sono i pazienti’. E portano tutta la vita quel figlio con amore, fino alla fine: non è facile portare per anni e anni e anni un figlio disabile, un figlio ammalato; ma la gioia di avere quel figlio dà loro la forza di portare avanti. E questo è pazienza, non è rassegnazione: cioè, è la virtù che viene quando uno è in cammino”.

“Nella sua etimologia la parola significa ‘portare su’, ‘portare sulle spalle’. Un atteggiamento che stanca, è vero: ma il paziente porta su, non lascia il problema, non lascia il limite, non lascia la sofferenza, la porta su» e lo fa anche «con gioia, letizia, “perfetta letizia” dice l’apostolo”.
“Pazienza, dunque, significa ‘portare suo e non affidare a un altro che porti il problema, che porti la difficoltà: La porto io, questa è la mia difficoltà, è il mio problema. Mi fa soffrire? Eh, certo! Ma lo porto.. Pazienza è perciò portare su”.

“E pazienza è anche la sapienza di saper dialogare con il limite: ci sono tanti limiti nella vita ma l’impaziente non li vuole, li ignora perché non sa dialogare con i limiti. Forse c’è qualche fantasia di onnipotenza o di pigrizia, non sappiamo. Invece il paziente sa dialogare con i limiti: la pazienza è una beatitudine, è la virtù di quelli che camminano, non dei fermi o chiusi; è sopportare, portare sulle spalle le cose non piacevoli della vita, anche le prove; è capacità di dialogare con i limiti.

La pazienza non è un consiglio che dà l’apostolo a noi cristiani. Se noi guardiamo la storia della salvezza — ha spiegato — possiamo vedere la pazienza di Dio, di Dio Padre, nostro Padre: quanta pazienza con questo popolo testardo, con questo popolo che non sapeva riconoscere le cose buone e che, quando si annoiava, dimenticava Dio e faceva un idolo e andava da una parte all’altra. Ma il Signore con pazienza lo condusse, lo portò avanti. E possiamo anche fare il paragone, con la pazienza che Dio ha con me, ognuno di noi: la pazienza di Dio nell’accompagnare, nell’aspettare i tempi”.

“Ci farà bene pensare che noi abbiamo un Padre che è paziente con noi” ha suggerito il Papa. E “poi questo Dio, alla fine, invia suo Figlio per entrare in pazienza: Gesù “entra in pazienza, soprattutto nella passione. Luca dice che il Signore andò decisamente verso Gerusalemme: la decisione di prendere la missione, entrò in pazienza”: patì. Certamente non è facile ‘entrare in pazienza’. E qui penso ai nostri fratelli perseguitati nel Medio oriente, cacciati via per essere cristiani e loro ci tengono a essere cristiani: sono ‘entrati in pazienza’ come il Signore è entrato in pazienza”.

“Con queste idee — ha concluso Papa Francesco — forse possiamo oggi pregare per il nostro popolo: “Signore, dà al tuo popolo pazienza per portare su le prove . E anche pregare per noi: tante volte siamo impazienti, quando una cosa non va, sgridiamo. Fermati un po’, pensa alla pazienza di Dio Padre, “entra in pazienza” come Gesù». Per questo è necessario chiedere al Signore la pazienza che «è una bella virtù”.




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