Papa Francesco è dunque tornato in Italia a conclusione del suo viaggio pastorale in Cile e Perù. Domani sarà atteso dall’udienza generale ma anche oggi non sono mancati appuntamenti importanti. Va infatti messo in rilievo l’importante messaggio del Pontefice al Forum economico di Davos concentrato sulla necessità di dare una nuova direzione al destino del mondo, di fronte alle crescenti povertà. Per questo è primario mettere al centro dell’economia l’uomo e attuare politiche economiche che favoriscano la famiglia.
Questo il senso generale del messaggio del Papa ai leader mondiali che si riuniscono questa settimana al Forum economico di Davos. Indirizzato al presidente esecutivo del Wef Klaus Schwab, il Messaggio è stato letto dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Di fronte all’allargamento del divario socio-economico, all’aumento delle varie forme di povertà, a nuove forme di schiavitù, il Papa chiede, dunque, che i modelli economici seguano un’etica di “sviluppo sostenibile e integrale”, che ponga al centro la persona umana e i suoi diritti.
Per dare “una nuova direzione al destino del nostro mondo”, il Papa lancia anche un monito sull’intelligenza artificiale, la robotica e le innovazioni tecnologiche che devono essere impiegate al servizio dell’umanità e alla protezione della casa comune, “piuttosto che al contrario, come alcune valutazioni purtroppo prevedono”. L’appello è a non rimanere in silenzio di fronte alla sofferenza di milioni di persone: serve una responsabilità che coinvolga tutti, cioè “creare le giuste condizioni” perché ogni persona viva in modo dignitoso.
Il mondo imprenditoriale ha un’enorme potenziale per realizzare cambiamenti sostanziali, rifiutando una “cultura usa e getta” e invece puntando ad aumentare la qualità della produttività, a creare nuovi posti di lavoro, a rispettare le leggi che lo regolano, a combattere la corruzione e a promuovere la giustizia sociale con un’equa ripartizione dei profitti.
“Ora è il momento di compiere passi coraggiosi e audaci per il nostro amato pianeta”, dice il Papa perché le decisioni prese saranno decisive per il mondo di domani. I valori autentici devono essere la bussola per un futuro più sicuro, che incoraggi la prosperità di tutti. In sostanza il suo auspicio è che il Forum di Davos si ispiri al desiderio di far progredire il bene comune.
Ma facciamo un passo indietro ed andiamo a rivedere alcune interessanti questioni che si sono sollevate durante l’incontro tra il Papa ed i media sul volo di ritorno dal Perù.
Papa Francesco:”Buona sera. Grazie per il vostro lavoro. E’ stato un viaggio… non so come si dice in italiano, ma in spagnolo si dice “pasteurizado”, come si fa con il latte: si fa passare dal freddo al caldo, dal caldo al freddo, e noi siamo passati dal Sud del Cile, fresco, quel paesaggio bellissimo, al deserto, alla foresta di Maldonado, poi a Trujillo, il mare, e poi Lima: tutte le temperature e tutti i climi. E questo stanca. Grazie tante.
Uno di voi (riferendosi ai giornalisti presenti) si è avvicinato a me e mi ha detto: “Ha visto la lettera che è uscita?”, e mi ha fatto vedere una lettera che io avevo scritto alcuni anni fa, quando incominciò il problema di Barros. Quella lettera devo spiegarla, perché è anche una lettera a favore della prudenza con cui è stato gestito il problema Barros. Quella lettera non è la narrazione di un fatto puntuale; quella lettera è la narrazione di più o meno dieci/dodici mesi. Quando è scoppiato lo scandalo Karadima, un uomo di cui tutti conosciamo qual è lo scandalo, si incominciò a vedere quanti sacerdoti che erano stati formati da Karadima erano stati abusati o sono stati abusatori. Ci sono in Cile quattro vescovi che Karadima aveva inviato in seminario. Qualche persona della Conferenza episcopale ha suggerito che questi vescovi – tre, perché un quarto era molto malato e non aveva un incarico diocesano, ma tre avevano un incarico diocesano – se questi vescovi forse non fosse meglio che rinunciassero, dessero le dimissioni, si prendessero un anno sabbatico e poi, passata la tempesta, per evitare accuse… perché sono vescovi bravi, buoni vescovi. Come Barros: Barros aveva allora già vent’anni di episcopato. Stava per finire l’ordinariato militare, perché lui è stato prima ausiliare a Valparaíso, poi vescovo di Iquique e poi ordinario militare per quasi dieci anni. Dice: “Chiediamo le dimissioni a lui, forse spiegandogli…”; e lui generosamente ha dato le dimissioni. E’ venuto a Roma, e io ho detto: “No. Così non si gioca. Perché questo è ammettere colpevolezza previa. Ogni caso, se ci sono colpevoli, si indaga”. E io ho respinto le dimissioni. Questi sono i dieci mesi di quella lettera. Poi, quando è stato nominato [a Osorno], è andato avanti tutto questo movimento di protesta, e lui mi ha dato le dimissioni per la seconda volta. Ho detto: “No, tu vai”. Ho parlato a lungo con lui, altri hanno parlato a lungo con lui: “Tu vai”. E voi sapete cosa è successo lì il giorno della presa di possesso e tutto questo. Si è continuato a fare l’indagine su Barros: non emergono evidenze. Per questo… è quello che io ho voluto dire. Non posso condannarlo, perché non ho le evidenze; ma anch’io sono convinto che sia innocente.
Passo a un terzo punto – quello della lettera l’ho spiegato chiaramente, così come è andato –, passo a un terzo punto: cosa sentono gli abusati. Su questo devo chiedere scusa, perché la parola “prova” ha ferito, ha ferito tanti abusati. “Ah, io devo andare a cercare la certifica di questo, o fare quello…?”. No. E’ una parola di traduzione del principio legale e ha ferito, e chiedo loro scusa se li ho feriti senza accorgermi, ma è una ferita fatta senza volerlo. E a me questo fa tanto dolore, perché io li ricevo, e in Cile ne ho ricevuti due, che si sanno; e ce ne sono stati altri più di nascosto. In Perù, no. Ma in ogni viaggio c’è sempre qualche possibilità. Sono stati pubblicati quelli di Philadelphia, quegli altri… due, tre sono stati resi pubblici; altri casi non lo sono stati… So quanto soffrono. Sentire che il Papa dice loro in faccia “portatemi una lettera con la prova”, è uno schiaffo. E adesso io mi accorgo che la mia espressione non è stata felice, perché non ho pensato a questo. E capisco – come dice l’apostolo Pietro in una delle sue Lettere – l’incendio che si è sollevato. Questo è quello che io posso dirti con sincerità. Barros resterà lì se io non trovo il modo di condannarlo. Io non posso condannarlo se non ho – non dico prove – se non ho evidenze. E ci sono tanti modi per arrivare a un’evidenza. Chiaro? Benissimo.
Mi dicono che dopo la turbolenza di Barros e del Sodalizio, ne abbiamo una più meteorologica. Io rimarrei qui. Se voi non avete difficoltà, faremo senza guardarci, da seduti, per non perdere tempo: perché poi viene la cena e ci tagliano la conferenza stampa. Dicono che gli angeli non hanno schiena: vediamo… Io rimarrò in piedi se non si muove; se si muove, continuerò seduto”.
Quindi un riferimento alle parole dell’Amazzonia sulle ‘perversioni’ ambientaliste che finiscono per soffocare la vita delle persone. Dunque c’è un ambientalismo che è contro l’uomo?
Papa Francesco: “Sì. In quella zona…, io non potrei in questo momento descrivere bene, ma quel proteggere la foresta per salvare alcune tribù che poi sono rimaste fuori e la foresta è finita per lo sfruttamento. Ma il dato più concreto di questo caso è nelle statistiche della zona. Lì credo che tu troverai sicuramente i dati precisi. E’ un fenomeno che per custodire l’ambiente finisce per isolare: sono rimasti isolati da un progresso reale; un fenomeno che si è verificato lì, in quella zona, e nelle informazioni che hanno inviato per preparare il viaggio io l’ho studiato. Grazie”.
Santità, la mia domanda riguarda la celebrazione del matrimonio sull’aereo. D’ora in poi, cosa direbbe ai parroci, ai vescovi, quando i fidanzati vengono a chiedere di sposarsi non so dove, spiaggia, parchi, navi, aerei… Cosa direbbe?
Papa Francesco: “Ma Lei si immagina: crociere con matrimonio… Questo sarebbe… Uno di voi mi ha detto che io sono matto per fare queste cose. La cosa è stata semplice. Il signore, l’uomo, era sul volo precedente, lei non c’era. E ho parlato con lui… Dopo, mi sono accorto che mi aveva “sondato”: ha parlato della vita, di cosa pensavo io della vita, della vita di famiglia, parlava…, abbiamo fatto una bella chiacchierata. Poi, il giorno dopo, c’erano tutt’e due, e quando abbiamo fatto le fotografie, loro mi hanno detto questo: “Noi stavamo per sposarci in chiesa, siamo stati sposati con rito civile, ma il giorno prima – si vede che erano di una città piccola – la chiesa è crollata nel terremoto e non c’è stato il matrimonio”. Questo 10 anni fa, 8 forse: nel 2010 è stato il terremoto, 8 anni fa. “Sì, lo facciamo domani, dopodomani… Così è la vita, poi viene una figlia, poi un’altra figlia… Ma sempre noi abbiamo questo nel cuore: noi non siamo sposati”. Io li ho interrogati un po’, e le risposte erano chiare: “Per tutta la vita…” – “E come sapete queste cose? Avete buona memoria del catechismo…” – “No, noi abbiamo fatto i corsi prematrimoniali per quel tempo”. Erano preparati. Ai parroci dica che questi erano preparati, e io ho giudicato che erano preparati. Me lo hanno chiesto: i sacramenti sono per le persone umane. Tutte le condizioni erano chiare. E perché non fare oggi quello che si può fare oggi, e non rimandarlo a domani, un domani che forse sarebbe stato 10, 8 anni in più? Questa è la risposta. Ho giudicato che erano preparati, che sapevano quello che facevano. Ognuno di loro si è preparato davanti al Signore, col sacramento della Penitenza, e poi li ho sposati. E quando sono arrivati qui era tutto finito… Mi hanno detto che avevano detto a qualcuno di voi: “Andiamo dal Papa a chiedere che ci sposi”, non so se è vero o no che avevano quell’intenzione. Così è stata la cosa. Ma si può dire ai parroci che il Papa li ha interrogati bene; e poi quando mi hanno detto che avevano fatto il corso… Ma erano coscienti, erano coscienti che erano in situazione irregolare. Grazie”.
Il cardinale O’Malley ha fatto una dichiarazione su questi commenti sul vescovo Barros, e ha detto che “parole come queste erano fonte di dolore per i sopravvissuti [le vittime] dell’abuso con l’effetto di farli sentire abbandonati e screditati”. Lei ci ha detto che si sentiva male… Immagino, e mi domando, se sono state proprio le parole del cardinale O’Malley che Le hanno fatto capire questo dolore? E poi, una domanda collegata con questo. La commissione per la protezione dei minori, guidata dal cardinale O’Malley: c’era la scadenza il mese scorso dei primi membri. Ci sono persone che vedono questa scadenza e si domandano se questo è un segno di una non priorità della protezione dei minori…
Papa Francesco: “Ho capito, ho capito. Il cardinale O’Malley… Io ho visto la dichiarazione del cardinale O’Malley, ha detto anche: “Il Papa ha sempre difeso [le vittime]…, il Papa ha tolleranza zero….”. Con questa espressione non felice, è [accaduto] quello che Lei ha detto, e questo mi ha fatto pensare [all’effetto della] parola “prova”… Calunnia: sì, uno che dice con pertinacia, senza avere l’evidenza, che Lei ha fatto questo, che questo ha fatto questo, questo è calunnia. Se io dico: “Lei ha rubato” – “No, io non ho rubato…” – “Lei ha rubato, ha rubato…”, sto calunniando, perché non ho le evidenze…. Dobbiamo essere giusti in questo, molto giusti. Io ho pensato a quello che ha detto il cardinale O’Malley, lo ringrazio della dichiarazione perché stata molto giusta, ha detto tutto quello che io ho fatto e faccio e che fa la Chiesa, e poi ha detto il dolore delle vittime, non di questo caso, in genere. Perché, come ho detto all’inizio, ci sono tante vittime che non sono capaci, per vergogna, per quello che sia, di portare un documento, una testimonianza.
La commissione, sì, era nominata per tre anni, credo. E’ scaduta; si studiò la nuova commissione e loro, la commissione stessa, ha deciso di rinnovare il mandato per una parte e per un’altra nominare nuovi [membri]. Il martedì prima della partenza è venuta – della partenza per questo viaggio – è venuta la lista della commissione definitiva e adesso segue l’iter normale della Curia. C’erano alcune osservazioni su qualcuno che si devono chiarire, perché per i nuovi, le persone nuove, si studia il curriculum, come ha fatto… C’erano due osservazioni che dovevano chiarirsi… Però su questo il cardinale O’Malley ha lavorato bene, ha lavorato come si deve la commissione… No, no per favore, non pensare che… I tempi sono i tempi normali di una nomina del genere…
Santità, uno degli scopi della Chiesa è lottare contro la povertà. Il Cile in vent’anni ha abbassato il livello di povertà dal 40% all’11%. Secondo Lei è il risultato di una politica liberale, c’è del liberalismo secondo Lei?
Papa Francesco: “Riguardo al liberalismo, io direi che dobbiamo studiare bene i casi di politica liberale. Ci sono altri Paesi in America Latina con politiche liberali che hanno portato il Paese a una povertà più grande. Lì davvero non saprei cosa rispondere perché non sono tecnico in questo, ma, in generale, una politica liberale che non coinvolge tutto il popolo è selettiva e porta giù. Ma è una regola generale, il caso del Cile davvero non lo conosco così da poter rispondere. Ma vediamo che in altri Paesi in America Latina la cosa va sempre più giù.
Sul viaggio io vorrei dire qualcosa che mi ha commosso tanto. Il carcere delle donne: io avevo il cuore lì. Sempre io sono molto sensibile al carcere e ai carcerati e sempre, quando vado in un carcere, mi domando “perché loro e non io…”. Vedere queste donne, vedere la creatività di queste donne, la capacità di cambiare e voler cambiare vita, di reinserirsi nella società con la forza del Vangelo… Uno di voi mi ha detto: “Ho visto la gioia del Vangelo”. Mi ha commosso questo, davvero ero molto commosso in quell’incontro. E’ una delle cose più belle del viaggio. Poi, a Puerto Maldonado, quell’incontro con gli aborigeni, lasciamo stare perché è ovvio che è commovente, è dare un segno al mondo… Quel giorno c’è stata la prima riunione della Commissione pre-sinodale del Sinodo per l’Amazzonia che sarà nel 2019. Ma sono stato commosso dell’Hogar “Principito”: vedere questi bambini, la maggioranza abbandonati, quei ragazzi e quelle ragazze che sono riusciti, con l’educazione, ad andare avanti… Ci sono professionisti, lì… Questo mi ha commosso tanto. Le opere che portano una persona “in su”, così come le cose di cui abbiamo parlato prima portano la persona “in giù”. Questo mi ha commosso tanto del viaggio. E poi la gente, il calore della gente. Qui oggi era da non credere, cosa era Lima! Da non credere! Il calore della gente… Io dico: questo popolo ha fede e questa fede la contagia a me, e ringrazio Dio per questo. E ringrazio voi per il lavoro che vi aspetta per fare gli articoli e le notizie che dovete fare. Grazie della pazienza e grazie per aver fatto le domande precise. Grazie tante”.