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Eccoci ad analizzare un’opera di grande interesse e ad intervistarne in esclusiva la sua autrice.
Il libro Antonio Possevino e la Transilvania tra censura e autocensura, scritto da Otilia Stefania Damian, è dedicato al gesuita italiano Antonio Possevino (1534-1611), un missionario, ma anche un diplomatico importante del suo tempo, che ha viaggiato nello spazio europeo (in Francia, Svezia, nei Paesi Baltici, Polonia, Russia, Transilvania ecc.) con scopi di evangelizzazione, frequentando ambienti politici e religiosi influenti all’epoca.
Antonio Possevino, gesuita (Mantova 1533 o 1534 – Ferrara 1611) fu una importante personalità della Controriforma, di cui fu ardente campione in anni di dure lotte. Anche se i suoi grandi progetti fallirono, la sua azione non andò perduta: diede un forte contributo all’azione antiprotestante in Polonia e in Transilvania e contribuì non poco alla riunione dei Ruteni alla Chiesa cattolica.
Nel 1583 Antonio Possevino era arrivato in Transilvania e aveva deciso di scrivere su proposta dell’ex principe della Transilvania – Stefano Báthory, nel frattempo diventato re di Polonia, una descrizione storico-geografica della regione. Il lavoro, che Possevino voleva pubblicare, si conserva in più manoscritti, studiati con cura dall’autrice. A causa della pressione della censura (e nonostante l’autocensura che il padre gesuita si era imposto) il libro è stato stampato solo nel Novecento. L’autrice si sofferma con attenzione sulle ragioni che hanno bloccato la pubblicazione di un libro molto importante per la storia dei Paesi Rumeni e riporta in discussione la figura di un gesuita eccezionale.
Otilia Stefania Damian si è laureata e specializzata in lingua e letteratura italiana e francese all’Università “Babes-Bolyai” di Cluj-Napoca e all’Università di Würzburg. Tra 2007-2010 è stata allieva del corso di perfezionamento in discipline filologiche e linguistiche moderne alla Scuola Normale Superiore di Pisa. È stata borsista CNR Nato all’Università “La Sapienza” di Roma e borsista “Vasile Pârvan” all’Accademia di Romania in Roma. Nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in filologia italiana presso l’Università “Babes-Bolyai” Cluj-Napoca. Si è occupata dei rapporti culturali italo-romeni, di filologia italiana e di letteratura italiana moderna e contemporanea, pubblicando vari articoli in riviste scientifiche rumene e italiane. Dal 2001 è ricercatore presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Romanze, Facoltà di Lettere, Università “Babes-Bolyai” Cluj-Napoca.
…leggi l’intervista completa a cura di Raffaele Dicembrino
Con l’arrivo del primo gruppo di tecnici presso la stazione Mario Zucchelli sul promontorio di Baia Terra Nova, è iniziata la 40a spedizione italiana in Antartide, che fino a febbraio 2025 vedrà impegnati 140 tra ricercatori, ricercatrici e tecnici in progetti di glaciologia, climatologia, sismologia, geomagnetismo e biodiversità.
Le missioni italiane in Antartide, iniziate il 23 dicembre 1985, sono condotte nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, da ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.
“Quaranta spedizioni, un traguardo importante che segna anche l’avvio degli studi di fattibilità per diversi interventi di riqualificazione e miglioramento infrastrutturale delle basi italiane antartiche”, dichiara Elena Campana, direttrice dell’Unità Tecnica Antartide dell’ENEA. “Grazie a un finanziamento straordinario messo a disposizione dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nei prossimi 10 anni porteremo a termine tutta una serie di interventi per rinnovare e rendere più efficienti sia gli impianti di produzione dell’energia, sia le infrastrutture che ospitano il personale. Quest’anno eseguiremo i rilievi necessari a individuare le soluzioni tecnologiche più idonee all’ambiente estremo polare”.
Inoltre, nel corso dell’attuale campagna presso la stazione Mario Zucchelli sarà realizzato un nuovo osservatorio geomagnetico e potenziato l’impianto fotovoltaico, con l’obiettivo di produrre una quota sempre maggiore di energia da fonti rinnovabili. A Concordia, invece, è previsto il completamento del primo modulo del nuovo summer camp, l’area esterna alla stazione destinata a ospitare ricercatori e tecnici durante le campagne estive.
“È un anno da celebrare quello della 40a spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), visto che si inserisce nella cornice preparatoria dell’imminente “Decade delle Nazioni Unite sulla criosfera”, prevista per il 2025 e nell’importante conferenza dell’Antarctic Treaty Consultative Meeting, che si terrà nel giugno del 2025 a Milano”, afferma Mauro Sclavo, direttore f.f. dell’Istituto di scienze polari del Cnr. “Il Cnr assicura anche nel corso di questa missione il coordinamento scientifico di progetti cruciali per l’avanzamento della conoscenza in diversi settori e da cui ci attendiamo risultati significativi per comprendere sempre meglio le sfide scientifiche del momento, come quella del cambiamento climatico”.
Con 24 ore di luce al giorno e una temperatura che varia da 0 a -20 gradi, presso la Stazione Mario Zucchelli, saranno 57 le unità di personale di ricerca e tecnico impegnate con le attività di 9 osservatori permanenti che garantiscono il monitoraggio e l’acquisizione continua di misure di climatologia, sismologia, geodesia, geomagnetismo, fino a osservazioni dell’alta atmosfera e meteorologia spaziale. Alcuni osservatori assicurano il monitoraggio vulcanologico, mentre altri rilevano le modificazioni sulle comunità microbiche, del permafrost e della vegetazione, quest’ultima in notevole incremento negli ultimi anni in Antartide, così come in generale in tutte le aree polari terrestri. Inoltre, presso la Stazione Mario Zucchelli, ricercatrici e ricercatori studieranno il ruolo del ghiaccio marino nel ciclo del mercurio, analizzeranno i laghi supraglaciali, la biodiversità, l’evoluzione, l’adattamento e i meccanismi immunitari degli organismi antartici. Infine, uno dei progetti di ricerca prenderà in esame il microbioma dell’essere umano.
Nella Stazione italo-francese di Concordia, sul plateau antartico a oltre 3 mila metri di altezza e a 1.200 chilometri dalla costa, la campagna estiva partirà i primi di novembre e vedrà impegnate 55 persone di cui metà italiane. Alle attività coordinate dal PNRA si affiancheranno le attività di ricerca in carico all’Istituto polare francese Paul-Émile Victor (IPEV) e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Anche quest’anno, a novembre sarà aperto il campo di Little Dome C, a 35 chilometri da Concordia, dove proseguiranno le attività legate al progetto internazionale “Beyond Epica Oldest Ice”, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp) a cui partecipano per l’Italia anche ENEA e Università Ca’ Foscari Venezia. Presso il campo si svolgeranno attività di carotaggio del ghiaccio attraverso cui il team di ricerca ricaverà dati sull’evoluzione di temperatura e composizione dell’atmosfera, tornando indietro nel tempo di 1 milione e mezzo di anni.
L’arrivo del primo personale PNRA a Concordia coincide con il rientro dei tecnici e ricercatori che hanno trascorso l’inverno antartico presso la stazione. A loro si avvicenderanno da febbraio 2025 fino al novembre successivo, altri 13 winterover (sei francesi, sei italiani e un inglese) che garantiranno il funzionamento della stazione e il proseguimento delle attività di ricerca, anche quando la temperatura esterna scenderà vicino ai -80°C e le condizioni meteorologiche renderanno la stazione irraggiungibile.
Le attività di ricerca della campagna scientifica si svolgeranno anche a bordo della nave Laura Bassi salpata in questi giorni verso la nuova Zelanda, dove arriverà a fine novembre passando per il Canale di Panama, dopo 50 giorni di navigazione. La nave inizierà poi il suo viaggio verso l’Antartide il 9 dicembre con a bordo 28 unità di personale tecnico-scientifico, oltre a un equipaggio navigante di 23 membri, per fare ritorno a Lyttelton il 19 gennaio. A fine gennaio la rompighiaccio partirà nuovamente dalla Nuova Zelanda per la seconda parte della missione in Antartide che terminerà all’inizio di marzo 2025. “Dopo cinque campagne di successo in Antartide, la Laura Bassi giunge quest’anno alla sua sesta missione”, spiega Franco Coren, direttore del Centro Gestione Infrastrutture Navali dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS. “Siamo estremamente soddisfatti delle attività svolte e, grazie ai lavori apportati a bordo e alla collaborazione tra l’equipaggio, il personale tecnico e quello scientifico, abbiamo garantito il massimo supporto alle attività di ricerca oceanografica e geofisica, fornendo un apporto significativo alla comunità scientifica nazionale e internazionale”.
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